Pubblicato 5 Aprile 2017 • Aggiornato 10 Aprile 2017 16:50
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Secondo il ministero della Difesa russo l’attacco aereo del governo siriano nella provincia di Idlib avrebbe colpito un arsenale di armi chimiche detenuto dai ribelli in Siria, che avrebbe poi colpito accidentalmente la popolazione. È questa la versione dei fatti di Mosca, una ricostruzione che scagionerebbe l’alleato, il presidente Bashar al Assad, dalla responsabilità (ancora da appurare) sul lancio aereo di armi proibite sui civili. Nel raid di martedì su Khan Shaykhun sono morte 72 persone, fra cui 20 bambini, secondo quanto riferito oggi dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria.
La documentazione disponibile mostra, sui civili colpiti, gli effetti di intossicazione da gas Sarin, un tipo di gas nervino il cui utilizzo costituisce un crimine di guerra. Il capo dei ribelli di Idlib, Hasan Haj Ali, ha duramente negato la versione russa, affermando che nella zona non sarebbero presenti siti di stoccaggio di armi, tanto meno armi chimiche la cui produzione non sarebbe alla portata delle opposizioni di Assad.
Per accertare le responsabilità di questa strage in Siria, il Consiglio di Sicurezza Onu ha preparato una bozza di risoluzione che invita Damasco a fornire ai titolari dell’inchiesta internazionale i dati dei voli militari, completi dei riferimenti alle basi aeree dalle quali sarebbero partiti gli attacchi sospettati dell’utilizzo di armi chimiche. Tale risoluzione è stata definita “inaccettabile” da Mosca: “Tutta questa situazione non è altro che una provocazione”, ha detto una fonte del ministero degli Esteri russo a Interfax.
Secondo il ministro della Salute turco “le prime analisi indicano che è stato un attacco chimico. Le invieremo all’Organizzazione mondiale della sanità”; il Paese aveva inviato in Siria 30 ambulanze di soccorso con equipaggiamento specifico.
L’evento, sotto il profilo geopolitico, segna anche la prima grande divisione fra la Casa Bianca e il Cremlino: Donald Trump, infatti, ha condannato l’accaduto definendolo “un’azione atroce da parte del regime di Bashar al-Assad”. La posizione di quest’ultimo, se verrà confermata la responsabilità nell’attacco di martedì, sarebbe duramente compromessa in vista del futuro politico della Siria, allontanando le sue chance di restare in sella al termine della guerra civile.
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