Economia

Shutdown potrebbe costare caro a Usa: recessione nel 2019

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Gli analisti che prima sminuivano l’impatto dello shutdown sull’attività economica americana, visto che si pensava che la situazione di crisi politica si sarebbe risolta nel giro di qualche settimana, hanno dovuto rivedere le loro previsioni e stanno progressivamente diventando poco a poco sempre più pessimisti.

Il perdurare dello stallo politico, unito a una debolezza fisiologica dell’attività nel primo trimestre, rischia di far sprofondare gli Stati Uniti in una fase recessione già dal primo quarto di quest’anno. Queste sono per lo meno le stime del chief economist di Pantheon Ian Shepherdson.

Se lo shutdown dura tutto il trimestre, c’è da aspettarsi un risultato negativo del Pil nel primo trimestre”, scrive l’economista in un report.

Non tutte le stime sono altrettanto negative. Se lo shutdown durerà fino a marzo, il chief economist di Moody’s Mark Zandi vede un impatto negativo dello 0,5% sul Pil, un terzo delle stime dell’amministrazione.

Ma le previsioni potrebbero peggiorare, fa sapere l’economista nella sua nota di ricerca, “se l’amministrazione non riuscirà a limitare l’impatto dello shutdown e se l’amministrazione non riuscirà a erogare i rimborsi fiscali dovuti“.

Persino l’amministrazione Trump ha dovuto riconoscere l’impatto negativo del mancato accordo sul bilancio e ora stima che il costo dello shutdown sarà due volte più elevato rispetto alle previsioni iniziali.

Le stime originali erano per un calo dello 0,1% della crescita per ogni due settimane di shutdown, ora sono per una sottrazione dello 0,1% a settimana. A riportarlo è l’emittente CNBC che cita un funzionario governativo che ha preferito rimanere anonimo.

Prima le stime tenevano conto dell’impatto che avrebbero avuto i mancati stipendi per 800 mila dipendenti pubblici del governo federale, ma ora nei calcoli vengono incluse le perdite dei contractor privati che non hanno più un lavoro e di altre spese e funzioni governative che si interromperanno.

Se lo shutdown dura per tutto il mese di gennaio (per ora ha raggiunto i 25 giorni di tempo, un record nella storia americana come si vede nella tabella sotto riportata), potrebbe causare una contrazione di mezzo punto percentuale di PIL. Se poi crescerà il numero di gruppi di vendite al dettaglio che si vedrà costretto a liquidare i prodotti invenduti, come evidenzia il caso di Macy’s, allora il Pil potrebbe anche finire in rosso.

Sarebbe un duro colpo per un’economia che sta già subendo l’effetto negativo del venire meno degli stimoli fiscali e delle tensioni commerciali, soprattutto con la Cina.