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Scandalo Mps: truffa agli azionisti e tangenti intascate dai manager. Per anni

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ROMA (WSI) – Mentre continua l’operazione scaricabarile tra i vari esponenti dei partiti politici italiani, con la patata bollente dello scandalo Monte dei Paschi che scotta sempre di più, l’attesa era per quanto gli esponenti degli organi di vigilanza avrebbero detto oggi all’Italia.

Alle 10.30 si e’ riunito il comitato di stabilità finanziaria, che comprende il ministro dell’Economia, il governatore della Banca d’Italia, il presidente Consob e quello dell’Ivass (la nuova autorità di vigilanza delle assicurazioni). Ordine del giorno era l'”aggiornamento sulla situazione del settore finanziario italiano” e dunque, la vicenda Mps. Il ministro Grilli Dopo l’incontro di ieri con il presidente della Bce Mario Draghi, il ministro dell’Economia Vittorio Grilli è stato ascoltato sulla vicenda Mps. E mentre la magistratura senese indaga per truffa ai danni della banca, Bankitalia ieri ha escluso ogni ipotesi di commissariamento.

SEMI NAZIONALIZZAZIONE

Come spiegato da Grilli, l’intervento dello Stato per il Monte dei Paschi di Siena nel caso di una conversione dei nuovi strumenti finanziari potrebbe far arrivare il Ministero dell’Economia all’82% del capitale dell’istituto.

“É prevista la possibilità di convertire i nuovi strumenti finanziari in azioni. Il tasso di conversione – ha chiarito il ministro – è basato su uno sconto del 30%. In considerazione delle proporzioni dell’intervento finanziario e in proporzione alla capitalizzazione di borsa del Monte dei Paschi di Siena una eventuale conversione comporta effetti diluitivi estremamente rilevanti per quanto riguarda gli azionisti correnti e vantaggiosi per lo Stato”.

“Considerando gli 11 miliardi 681 milioni 539mila azioni ordinarie in circolazione al 30 settembre 2012 e il prezzo di mercato a 0,25 euro per azione e complessiva capitalizzazione Mps pari a circa 2,9 miliardi, all’esito di una eventuale conversione, con questi dati ipotetici ma realistici, la quota di partecipazione del Mef salirebbe a circa l’82% del capitale diluendo almeno del 20% gli attuali azionisti”.

GRILLI, NECESSARIA PRUDENZA IN DIBATTITO SU BANCHE

“Ritengo che sia necessari prudenza e responsabilità nel dibattito pubblico sulla situazione dei nostri intermediari finanziari”. Ha affermato il ministro dell’Economia Vittorio Grilli in un’audizione in Parlamento davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato.

Uno dei “punti forza dell’Italia è la riconosciuta solidità del sistema bancario“, prosegue il ministro dell’Economia. “Le nostre banche hanno mostrato capacità uniche. Non sono necessari salvataggi. Non bisogna insinuare dubbi sulla solidità del sistema, non risponde a realtà. Neppure le vicende Mps modificano il quadro”.

Uno dei “punti forza dell’Italia è la riconosciuta solidità del sistema bancario”, sottolinea Grilli nel corso dell’audizione alla Camera. “Le nostre banche hanno mostrato capacità uniche. Non sono necessari salvataggi. Non bisogna insinuare dubbi sulla solidità del sistema, non risponde a realtà. Neppure le vicende Mps modificano il quadro”.

Nel caso delle misure per l’Mps si trattava di “limitare i rischi sistemici mettendo al sicuro il risparmio dei correntisti“. Lo ha detto sempre il ministro precisando che non si tratta di interventi “a favore del management, ma a favore dei risparmiatori”. “L’intervento dello stato – aggiunge Grilli – non si configura come un salvataggio di una banca insolvente, ma come un rafforzamento del capitale” secondo gli stadard Eba.

Il ministro commenta poi l’azione di Bankitalia: ‘E’ stata “continua, attenta, appropriata e si è intensificata nel tempo” a partire dal 2010.

In seguito alle ispezioni del 2011, Bankitalia “ha avviato una procedura sanzionatoria nei confronti del management del Mps” e tale procedura “ad oggi è in fase conclusiva”. Il rapporto ispettivo del marzo 2012 evidenziava carenze nell’organizzazione dei controlli interni.

La sottoscrizione di nuovi titoli “assoggetterà Mps a importanti e penetranti vincoli in termini di governance e operativita”. Tra questi “limiti alle strategie commerciali e acquisizione partecipazioni. Divieto dividendi, vincoli a remunerazioni”, afferma Grilli nel corso dell’audizione.

Su Mps Bankitalia ha svolto “una intensa attività di vigilanza che ha consentito di individuare e interrompere comportamenti anomali“. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli in audizione in Parlamento.

PROVE SCOTTANTI SU GIRO DI TANGENTI

Intanto spuntano prove scottanti, che confermano il giro di tangenti, o “stecche”, che sono state intascate dai manager e funzionari dell’istituto senese. Per anni.

Come quella, scrive “La Stampa”, trovata nei conti di Gianluca Baldassarri, ex responsabile dell’area finanza di Monte dei Paschi di Siena. Ammontare: 20 milioni. “Secondo quanto ricostruito, Baldassarri sarebbe stato una figura chiave nelle attività illecite emerse all’interno di Mps, già finite nel mirino dei pm milanesi che indagavano per truffa e appropriazione indebita. Baldassarri, che rispondeva direttamente al direttore generale Antonio Vigni, è stato l’artefice “tecnico” delle operazioni Santorini, Alexandria e delle altre finite nel mirino dei pm”.

In tutto questo l’inchiesta avviata dalla procura di Siena sull’acquisizione di Antonveneta conferma che la banca senese ha destinato, in 11 mesi, bonifici da oltre 17 miliardi, verso Amsterdam, Madrid e Londra.

Precisamente, stando ai documenti, il primo bonifico, per un importo di 9 miliardi e 267 milioni (più del prezzo di 9 miliardi e 230 milioni per l’acquisto di Antonveneta), venne effettuato il 30 maggio 2008 a favore di Abn Amro Bank con sede ad Amsterdam, scelto da Banco Santander «soggetto venditore titolare di diritti e obblighi derivanti dall’accordo» per la vendita di Antonveneta dagli spagnoli ai senesi.

Il secondo bonifico parte lo stesso giorno ed è destinato al Banco Santander di Madrid, per un importo complessivo di 2,5 miliardi. Il 31 marzo 2009 partono altri due bonifici, uno da un miliardo e mezzo e l’altro da 67 milioni, entrambi a favore del Banco Santander di Madrid.

I restanti quattro bonifici vengono disposti da Mps il mese successivo, il 30 aprile. I primi due, ancora una volta, sono a favore del Banco Santander e riportano uno l’importo di un miliardo e l’altro di 49 milioni. Gli ultimi due, da 2,5 miliardi e da 123,3 milioni, sono a favore di Abbey National Treasury Service Plc di Londra.

Il Sole 24 Ore riporta che la Fondazione, dal canto suo, è pronta a vendere almeno il 10% di Montepaschi. Azionista di maggioranza relativa (34,9%) del gruppo senese, la Fondazione si prepara a cedere un consistente pacchetto di titoli per fare cassa e rimborsare l’ultima parte d’indebitamento (350 milioni) che ancora la vede esposta nei confronti delle banche.

MPS è anche oggetto di due verifiche fiscali: una, secondo fonti riportate dall’Ansa, “riguarderebbe la vendita da parte del Monte di Palazzo dei Normanni, a Roma, per 142 milioni; la seconda su una plusvalenza di 120 milioni scaturita dal rastrellamento da parte di Mps di azioni Unipol”.

INCHIESTA SU ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, ANCHE ALL’ESTERO

Si sta diffondendo a macchia di leopardo l’indagine sullo scandalo Mps. Dopo la gran Bretagna, la Spagna e l’Olanda, ora nel mirino degli inquirenti ci sarebbe anche la Svizzera. E’ quanto scrive stamane Milano Finanza. Nello specifico le indagini si sarebbero instradate verso la località “Paradiso”, un Comune del Canton Ticino sulle rive del lago di Lugano. In questa cittadina fino allo scorso anno aveva sede la Lutifin Services Sa, una società di brokeraggio di diritto elvetico che aveva un capitale di 1,5 milioni di franchi svizzeri. Lutifin risulta in liquidazione dal febbraio scorso. Ma cosa c’entrerebbe Mps?

Il filo conduttore che collega Siena a Paradiso è un’inchiesta aperta dalla Procura di Milano nel 2010 dopo una segnalazione dell’ex Ufficio italiano cambi. Il pm responsabile di quell’inchiesta ha iscritto nel registro degli indagati 18 persone tra cui 6 responsabili della Lutifin per associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. Tra il 2002 ed il 2009 la società elvetica avrebbe svolto il ruolo di intermediario in operazioni di compravendita di prodotti finanziari tra banche e sim e di guadagni successivamente spartiti tra la stessa Lutifin ed i responsabili dell’operazione delle due controparti. Ed ecco qui l’aggancio con Rocca Salimbeni: Lutifin sarebbe stata utilizzata come veicolo per i pagamenti diretti agli alti dirigenti dell’istituto toscano in cambio dell’acquisto di pacchetti di titoli. Tra questi anche cdo che presentavano forti perdite per Dresdner Bank.

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Chi ha imbavagliato la Consob e perche’?

Di Milena Gabanelli

Ci sono diverse cose che abbiamo imparato dall’improvvisa ribalta del caso Mps, che così nuovo ed inatteso non è. La prima è che nel frenetico mondo della finanza globalizzata, i derivati sono il motore “turbo” che serve a far correre tutta l’attività delle banche più velocemente, ma se non lo sai governare vai a sbattere. Mps ha usato l’auto truccata su dissestate strade di montagna, assumendosi grandi rischi senza strumenti efficaci di controllo.
La seconda è che i controllori del “gran premio delle banche” non si sono preoccupati di verificare la capacità degli istituti finanziari di saper controllare effettivamente i rischi; questi rischi sono dappertutto nell’attività ordinaria di una banca, i derivati consentono di assumerne di più per poter vincere il gran premio.

E non c’è solo Banca d’Italia (che dovrà dimostrare a cosa hanno portato le sue ispezioni e quali provvedimenti ha adottato), ma anche la Consob, che ha poteri simili a quelli dell’autorità giudiziaria e dovrebbe imporre che questi rischi vengano monitorati, controllati e resi noti a tutto il mercato.

Non a caso alcune violazioni che stanno emergendo dal caso Mps sono la “turbativa dei mercati” ed il “falso in bilancio”, entrambe territorio d’azione della Consob.

Ma questa Consob governata rigidamente dall’ex Vice Ministro dell’Economia e dal capo del legislativo di Tremonti dell’ex-governo Berlusconi (Vegas e Caputi) non sembra interessata a far sì che le informazioni sugli intermediari finanziari, quelle importanti, circolino realmente.

C’è un solo modo per conoscere con precisione e rendere trasparenti le esposizioni ai rischi delle banche e finanziarie quotate, ed è attraverso i calcoli degli scenari di probabilità. Tali scenari consentono di sapere quanto e con che probabilità un investimento in derivati fa guadagnare o perdere la banca, per poter così dare un prezzo a questi prodotti, visto che i prezzi si fanno con le probabilità.

E cosa ha fatto la Consob negli ultimi due anni?
Ha riorganizzato tre volte i propri uffici e marginalizzato in un ruolo secondario e subordinato proprio quell’Ufficio che potrebbe controllare l’esposizione ai rischi di banche, holding e società quotate.

Nel caso di Unipol, l’Ufficio Analisi Quantitativa è stato incaricato di verificare quanto valgono i 6 miliardi di strutturati che ha in pancia con 6 mesi di ritardo, quando ormai l’operazione di fusione con Fonsai è partita, e solo dopo che la stampa ha sollevato il problema.
Questo fatto indica che non c’è indipendenza, né autonomia di azione; basta leggere l’organigramma dell’Ufficio sul sito della Consob per capire che l’Ufficio in questione non vigila come gli altri, ma s
embra costretto a lavorare all’interno di procedure burocratiche che sembrano essere messe apposta per impedirgli di fare il proprio lavoro, cioè evitare che le banche possano assumersi rischi incontrollati senza dirlo al mercato e operare vendendo ai risparmiatori prodotti tossici.
mussari gisueppemussari gisueppe

Forse il peccato originale di questo Ufficio è l’aver chiesto regolamenti che rendevano automatica la pubblicazione e la divulgazione dei rischi degli investimenti finanziari proprio attraverso le probabilità,in maniera tale che tutti sul mercato potessero sapere chi rischiava e quanto rischiava. Ma questa trasparenza riduce i margini di azione di chi magari preferisce gestire i controlli in maniera più personale.
mussari grilli guzzettimussari grilli guzzetti

I sindacati e le associazioni dei consumatori sono in allarme: una Consob che ingabbia sé stessa per impedirsi di fare il proprio mestiere non sta lavorando al servizio del Paese. È un motivo sufficiente per ricorrere al Tar? Loro pensano di sì, noi anche.

Se poi si considera che i principali responsabili dei guai Mps sono stati promossi invece di essere rimossi, e il fatto che il conto salato per il salvataggio del Monte lo andremo a pagare noi contribuenti, ci si aspetta che il prossimo governo intervenga con adeguate riforme.
Sede MPSSede MPS

È noto che la trasparenza dei rischi previene comportamenti scorretti e promuove la fiducia nel sistema finanziario, circostanza che reimmetterebbe virtuosamente nel circuito il risparmio (la cui quota investita in attività finanziaria è di oltre 4 volte il Pil), stimolando le banche a fare il loro mestiere, cioè riattivare le erogazioni di prestiti verso il sistema produttivo e le famiglie, con benefici su produzione ed occupazione.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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