Economia

Risiko banche: Mps, nessuno la vuole. Toccherà a Ubi Banca salvarla?

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ROMA (WSI) – Salvare Mps accollandosi tutti i suoi guai. Di certo, una prospettiva del genere non appare allettante per nessuno. In questo contesto, si fa sempre più strada l’ipotesi che a salvare la banca senese sarà alla fine Ubi Banca. Tutto questo, mentre un matrimonio tra Banco Popolare e BPM (Banca Popolare di Milano) sembra sempre più vicino.

Una cosa, in queste ore, sembra certa: è fallito il piano Ubi-Mps-BPM di cui si è parlato la scorsa settimana, quando mercoledì Victor Massiah, numero uno di Ubi Banca e Giuseppe Castagna, amministratore delegato di BPM, hanno incontrato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

Le operazioni sul tavolo erano due: una, la fusione tra BPM e BP, di gran lunga caldeggiata da Castagna e a quanto pare prossima.

L’altra, quella proposta da Massiah: un matrimonio BPM-Ubi che potesse poi inglobare anche MPS.

Come riporta oggi il Corriere in un articolo firmato da Fabrizio Massaro, la presenza di BPM sarebbe stata determinante affinché Ubi Banca si decidesse a valutare l’acquisizione di Mps.

“L ’apporto dell’istituto milanese era determinante: non solo ha poche sofferenze, ma fondendosi con Ubi ne avrebbe potuto adottare i modelli di bilancio già approvati dalla BCE, e questo avrebbe fatto emergere subito capitale aggiuntivo da «spendere» sulla partita senese. Ma le diffidenze reciproche tra i banchieri e le agende differenti, nonché la mancanza di un’effettiva moral suasion del Tesoro hanno fatto sfumare l’ipotesi del superpolo“.

E nel fine settimana si è fatto anche il nome di Poste Italiane come possibile acquirente di Mps.  Ma le indiscrezioni sono state smentite, anche perchè il piano industriale di Poste non punterebbe sul rafforzamento dell’attività bancaria.

Come riporta poi un articolo de La Stampa “anche in questo caso ne nascerebbe poi un enorme problema Antitrust e sconterebbe il no dei concorrenti: la sola Poste possiede 13.000” sportelli e non è tecnicamente una banca.

Se il futuro della più vecchia banca del mondo appare decisamente poco chiaro, quello di una fusione tra BP e BPM sembra diventare sempre più concreto.

Così Castagna, a margine dei lavori del congresso Assiom Forex:

Speriamo di chiudere presto, anche per la mia salute psicofisica“, pur precisando tuttavia che l’opzione Banco Popolare non è l’unica .”Per me le strade sono ancora due”, ha detto, confermando che febbraio dovrebbe essere il mese decisivo: “Ho sempre detto che a febbraio qualcosa si sarebbe dovuto decidere”. In ogni caso, su BP, Castagna ha detto: “stiamo stringendo per capire se il matrimonio si può fare”. Banco Popolare “è una delle banche che si sono dimostrate più disponibili in questo percorso”.

Una aggregazione BP-BPM è stata vista sempre più come probabile, soprattutto rispetto a una fusione tra BPM e Ubi Banca. Il matrimonio BPM-BP avrebbe infatti più le caratteristiche di una “merger of equals”, fusione tra uguali, rispetto a una eventuale aggregazione BPM-Ubi, con quest’ultima che verrebbe percepita più come un “predatore”.

BPM quindi ha due strade, o fondersi con BP o con Ubi Banca. Ma il mercato scommette ormai da tempo sulla scelta di BP. Dal canto suo Ubi continua a corteggiare BPM, con l’amministratre delegato Massiah che, sempre a margine dei lavori dell’Assiom-Forex a Torino, ha risposto ai giornalisti: “Se Bpm avesse mai voglia di un’operazione con noi noi siamo sempre disponibili. Assolutamente non c’è nessuna pregiudiziale per nessuno”.

Massiah ha anche voluto prendere le distanze da un matrimonio Ubi Banca- Mps:

“Non c’è nessun dossier aperto. I parametri con cui stiamo guardando le operazioni in generale sono quelli di creazione di valore e di semplicità di governace. Questo è un fatto molto importante. Ovviamente non abbiamo alcun tipo di pregiudiziale, nello stesso tempo questi due parametri vanno rispettati fino in fondo”.

E su eventuali forti pressioni da parte del governo su una fusione Ubi-Mps, Massiah si è limitato a dire:

“il governo si è espresso molto chiaramente a favore delle concentrazioni bancarie. Mi pare sia stato molto netto. Poi, siamo tutte aziende private che devono creare valore per i loro azionisti. Il nostro status di azienda privata è sempre stato rispettato pienamente”.

A parte le dichiarazioni diplomatiche, lo scenario che si presenta ora tra le banche è: BPM decisa a scegliere BP, Ubi Banca che spera ancora di essere scelta da BPM; Ubi Banca che smentisce pressioni per rilevare la patata bollente Mps. E Mps che rimane in cerca di un cavaliere pronto a salvarla, tanto che il numero uno Fabrizio Viola non ha avuto remore a dire, in un’intervista a La Repubblica, che il destino di Mps a cui la Bce ha affettuosamente “raccomandato” di cercarsi un partner potrebbe Ubi Banca.

“Da un punto di vista prettamente industriale, l’ ipotesi con Ubi presenta aspetti positivi basati soprattutto sulla pressoché totale assenza di sovrapposizioni geografiche. Quanto al cosiddetto triangolo, non posso non notare che fusioni multiple hanno pochissimi esempi (credo l’unica in Europa sia Bankia) e hanno un’alta complessità organizzativa. Quindi le guardo con una certa prudenza”.

Sul matrimonio a tre Mps-Ubi Banca-BPM ormai sfumato, il Corriere sottolinea:

Senza Bpm, Ubi non ha la stazza per digerire Mps e la sua mole di 46 miliardi di crediti deteriorati lordi, a meno che non si crei una bad bank privata, aperta anche a fondi specializzati esteri, nella quale conferire tutti i crediti deteriorati delle due banche. Si creerebbe così un gigante delle sofferenze in Italia, la nuova entità Mps-Ubi si potrebbe presentare sul mercato totalmente ripulita e potrebbe anche rimanere con una quota di minoranza nella bad bank così da beneficiare del recupero dei crediti e mantenere la relazione con il cliente.

Dal canto suo Pierfrancesco Saviotti, numero uno di BP, ha negato il bisogno di ricorrere a un aumento di capitale per una aggregazione.

Perché dovrebbe esserci bisogno di un aumento di capitale? Non c’è bisogno di niente. Se ci fosse stato bisogno lo avremmo già fatto”. E su BPM esprime piena fiducia: “Ancora non è fatta, stiamo lavorando con impegno. Sono fiducioso che sarà fatta in tempi brevi”.