Economia

Report occupazionale Usa robusto, se non fosse per i salari

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Gli Stati Uniti hanno creato più posti di lavoro del previsto e anche il tasso di partecipazione alla forza occupazionale ha fatto bene, registrando un aumento al 62,8% dal 62,7% del mese precedente. Ma la crescita dei salari continua a essere fiacca. È questo in sintesi il quadro offerto dall’ultimo report governativo Usa del mese di giugno. Il tasso di disoccupazione si è risollevato leggermente al 4,4% dal 4,3% di maggio.

Gli Stati Uniti hanno creato 222 mila posti di lavoro, più dei 178 mila posti previsti. I salari sono cresciuti del 2,5% rispetto all’anno scorso, contro le attese che erano per un risultato di +2,6%, e dello 0,2% su base mensile. Rivisti al ribasso i dati del mese precedente sui redditi. I dati pur deludenti restano leggermente superiori al tasso di crescita dell’inflazione.

Nonostante questo il report occupazionale dovrebbe dare carta bianca alla Federal Reserve per alzare i tassi ancora una volta quest’anno, secondo Bill Gross di Janus Henderson Investors probabilmente a dicembre. Anche il dato relativo al settore privato non è stato molto solido, ma secondo gli esperti non dovrebbe cambiare i piani della banca centrale americana.

Il dato chiave di maggio è stato ritoccato a 152 mila posti creati da 138 mila, mentre in aprile i dati sono stati rivisti al rialzo a +207 mila da una variazione positiva di 174 mila. Quanto al tasso di disoccupazione, le attese erano per una percentuale invariata al 4,3%. Sui salari ci si attendeva un incremento dello 0,3% su base mensile, mentre in maggio i salari sono saliti di appena lo 0,1% e non dello 0,2% come riportato in precedenza.

Sui mercati (segui live blog di Borsa) il dollaro ha visto azzerati i rialzi sull’euro mentre i future sui principali indici di Borsa hanno esteso lievemente i guadagni. Il calo del biglietto verde ha favorito alcune valute come il rand sudafricano (+1%) e il dollaro canadese, che ha toccato i massimi di quasi 10 mesi. I rendimenti dei Treasuries Usa decennali hanno virato in rosso e al momento scambiano in ribasso di un punto base al 2,37%. Il titolo a due anni scambia invariato all’1,39%.

Secondo gli analisti di Nomura, i dati sul mercato del lavoro Usa sono da considerare positivi per gli asset più rischiosi. L’azionario, i titoli ad alto rendimento e i mercati emergenti dovrebbero essere favoriti: una crescita robusta dei posti di lavoro è indice di crescita ma la debolezza dei salari indica che le società americane non stanno ancora consentendo alla forza lavoro di ridurre i loro margini. Questo, in prospettiva, significa una maggiore redditività.

I dati macro inoltre non dovrebbero avere un grande impatto sui tempi con cui la Fed imporrà la prossima stretta monetaria e ridurrà il suo bilancio da 4.500 miliardi di dollari. In confronto, la normalizzazione della politica monetaria della Bce è un fenomeno “molto più potente” a questi livelli, e così può essere spiegata la reazione iniziale dei mercati che hanno comprato euro e venduto dollari.