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Private banking, i modelli di business vincenti con direttiva MiFid 2

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È in atto un’evoluzione della normativa europea e dei fondi di investimento alternativi per venire incontro ai nuovi bisogni della clientela private. Nell’estate del 2016, per esempio, è nato il RAIF (acronimo di Reserved Alternative Investment Fund), fondo alternativo di investimento che “andrà a sostituire la gamma di prodotti attuale con una maggiore flessibilità in termini di tempistiche di approvazione del prodotto” pur mantenendo la flessibilità corrente sulle strategie e sulla distribuzione di tale prodotto su base europea, grazie anche alle direttive Ue.

Lo ha spiegato Marco Cipolla, founder partner e managing director di Selectra, a margine del dodicesimo appuntamento con il forum AIPB sul private banking di Milano. Intervistato da Massimiliano Volpe, direttore del magazine Wall Street Italia, il gestore si è soffermato sulla MiFid 2 e sulle novità che la direttiva Ue di disciplina dei mercati porterà nel settore della consulenza finanziaria.

La direttiva MiFid 2 sugli intermediari finanziari, che dovrebbe ampliare l’ambito di applicazione della norma sugli strumenti finanziari non regolamentati, come materie prime e over the counter “sarà disruptive per molti modelli di business, in particolare anche nella distribuzione dei fondi di investimento”. Saranno per esempio vietati gli incentivi nelle attività di gestione del portafoglio e dovrà essere fatta una distinzione tra consulenza indipendente e non.

Con il nuovo quadro europeo “non vi è la medesima direzione per i diversi paesi”, tuttavia, e secondo Cipolla, manager della Sicav con sede in Lussemburgo, a livello italiano “sicuramente i modelli di distribuzione a piattaforma potranno risultare vincenti“. La nuova direttiva europea dovrebbe entrare in vigore il 3 gennaio del 2018.