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Piano Lavoro: nessun impatto a breve

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ROMA (WSI) – Un’altra bocciatura per il piano del lavoro del governo dopo quella di Tito Boeri che nei giorni scorsi lo aveva definito uno spreco di denaro pubblico.

Il decreto legge n. 76/2013 rappresenta una revisione alla riforma Fornero che riporta indietro le lancette al pacchetto Treu del 1997. E’ un progetto senza visione futura e senza una chiara progettualità. “Per l’80% costituito da norme non immediatamente esecutive”, secondo una cinquantina di ricercatori e dottorandi che hanno partecipato allo studio curato da Adapt.

Dal punto di vista dei giuristi del lavoro Michele Tiraboschi, Valentina Picarelli e Giulia Tolve, inoltre, “l’entità delle risorse destinate all’attuazione degli interventi è oggettivamente scarsa”.

Nella parte relativa alla valutazione d’insieme circa l’impatto sull’economia del piano Giovannini, il neo ministro del Lavoro, si legge che “per la loro effettiva utilizzazione servono ancora autorizzazioni comunitarie e numerosi adempimenti burocratici sia a livello di attuazione ed operatività delle misure sia per i necessari trasferimenti di fondi alle Regioni”.

“Il punto di maggiore criticità, specie per il Mezzogiorno, è che si tratta per buona parte di somme già assegnate alle Regioni, negli anni passati, ma mai utilizzati per scarsa progettualità e capacità effettiva di spesa”. Per questo motivo allora “non si capisce cosa possa essere cambiato ora per garantirne un effettivo utilizzo”.

A essere scarsa poi e’ anche la coerenza rispetto alle promesse e agli annunci fatti dal governo di larghe ingese. Quasi nessuna fra le tante riforme annunciate (staffetta intergenerazionale, reddito minimo garantito, garanzia giovani, riforma dei servizi al lavoro, rilancio dell’apprendistato, piano Expo 2015, riforma del lavoro pubblico, ecc.) è infatti presente nel decreto.

In quanto a progettualità e visione, le norme del decreto attuano una molteplicità di interventi di dettaglio e di mera manutenzione e/o correzione dell’esistente. “Oltre a non avere la forza di innovare nella strumentazione relativa all’incontro tra domanda e offerta di lavoro , non aggiungono nulla alla disciplina dei temi centrali per il rilancio dell’occupazione, come l’apprendistato, l’alternanza scuola lavoro e la formazione e correggono solo parzialmente gli errori della riforma Fornero senza progettare qualcosa che non riporti a un anno fa”.

Anzi, buona parte del piano pare la riedizione del pacchetto Treu del 1997, pensato per un diverso mercato del lavoro e un diverso quadro di assetti normativi e istituzionali (piano occupazione giovani del Mezzogiorni, tirocini, lavoro interinale, contratto a termine, ecc.).

“Si tratta per lo più di interventi marginali quindi, che denotano la mancanza di un progetto e di una visione complessiva che porti alla modernizzazione del mercato del lavoro”.

Se da una parte il piano evita di replicare l’errore della legge Fornero di centralismo regolatorio, gli spazi aperti alla contrattazione collettiva sono tuttavia ancora insufficienti “in un impianto di intervento nel mercato del lavoro di matrice ancora fortemente pubblicistica con specifico riferimento alle fasi di incontro tra domanda e offerta di lavoro”.