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Petrolio scende ancora, ai minimi di 4 anni. Inanella record negativi

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NEW YORK (WSI) – I prezzi del petrolio sono scesi ancora e ormai hanno abituato gli operatori a valicare barriere fisiologiche importanti sui mercati al ritmo di una volta per mese.

I fattori dietro all’andamento negativo della materia prima sono da ricercare nel contesto economico debole, in merito in particolare alle prospettive di una domanda in calo, nell’andamento delle esportazioni di Russia e Usa e nella prossima riunione dell’Opec.

Al momento non si profilano strette ai rubinetti da parte dei produttori. Anzi, i Paesi dell’Opec sembrano ingaggiati in una guerra sotterranea a difesa delle rispettive quote di mercato, combattuta a colpi di ribassi dei prezzi sugli accordi fuori dal mercato ufficiale.

Mentre si avvicina l’appuntamento con il vertice dei massimi paesi esportatori di greggio – è previsto per fine mese – i dati suggeriscono che i prezzi dell’oro nero resteranno bassi per un po’ di tempo. Probabilmente nessun membro dell’organizzazione ridurrà i livelli di produzione a tal punto da poter invertire il trend sui mercati.

Al momento i futures sul Brent viaggiono intorno a $80 al barile, una soglia simbolica ma importante. Se i prezzi oltrepassano al ribasso tale barriera il Brent stabilirà un record speciale. La fase di ribassi vedrebbe un altro livello bucato al mese, dopo che i prezzi sono scesi sotto i $100 al barile l’8 settembre e sotto l’area dei $90 al barile il 9 ottobre.

Anche le esporazioni Usa hanno avuto il loro peso. Nonostante un divieto legale, il petrolio sta lasciando le coste Usa ad un ritmo simile ai livelli visti in agosto. Gli Stati Uniti hanno infatti esportato più di 4,5 milioni di barili di greggio al giorno, appena più sotto dei 4,6 milioni di barili della Russia. L’Arabia Saudita, il paese esportatore numero uno al mondo, è in una categoria a parte: circa 6,6 milioni di barili vengono esportati al giorno.

Come se non bastasse, il dollaro si è rafforzato in seguito alla vittoria elettorale dei repubblicani.

Risultato: anche nei mercati americani i prezzi petroliferi continuano a calare, aggiornando i minimi di quattro anni già toccati in avvio di settimana, con il barile di Brent che scambia sotto gli 81 dollari e torna ad avvicinarsi pericolosamente agli $80.
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Nelle contrattazioni after hours Usa, il barile scambiato sul WTI neyworchese cede 78 centesimi a 77,33 dollari il barile. Lunedì scorso era sceso anche sotto i 76 dollari.

Al momento il greggio di riferimento del mare del Nord ha segnato un minimo di seduta a 80,82 dollari, su valori che non si registravano dall’ottobre del 2010, successivamente ha in parte ridotto la flessione rispetto al fixing precedente a 43 centesimi, a quota 81,32 dollari. Anche in novembre i prezzi rischiano di bucare una soglia simbolica a colpi di record negativi.

Fonte: Quartz

(DaC)