Economia

Pensioni: Tridico rilancia Quota 63, come funziona

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Mentre mancano meno di due mesi all’addio a Quota 100, nulla è ancora stato definito in merito alla riforma delle pensioni e ora spunta anche l’ipotesi Quota 63. Una proposta per evitare lo spettro dello scalone è quella avanzata dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che ieri è tornato a spiegare il suo funzionamento durante un’audizione alla Commissione Lavoro della Camera.

La proposta, ribattezzata Quota 63, permetterebbe un’ uscita anticipata con taglio all’assegno. Come funzionerebbe? Ai lavoratori appartenenti al sistema misto verrebbe garantita la possibilità di accedere intorno ai 63/64 anni a una prestazione di importo pari alla quota contributiva maturata alla data della richiesta per poi avere la pensione completa al raggiungimento dell’età di vecchiaia.

Questa ipotesi – secondo il numero uno dell’istinto di previdenza – sarebbe “sostenibile” dal punto di vista finanziario con un aggravio di circa 2,5 miliardi per i primi tre anni e risparmi a partire dal 2028. Nel 2022 potrebbero accedere a questo strumento 50mila persone per una spesa di 453 milioni mentre nel 2023 potrebbero accedere 66mila persone per 935 milioni. Gli anni con il costo più sostenuto sarebbero il 2024 e 2025 con oltre 1,1 miliardi l’anno e 160mila uscite nel biennio.

Viene bocciata la soluzione dei 41 anni di contributi a prescindere dall’età, che piace a Lega e sindacati, perché eccessivamente onerosa: 9 miliardi nel 2029. E lo stesso discorso vale anche per il riscatto gratuito della laurea giudicato “molto costoso”: intorno ai 4-5 miliardi di euro ogni anno, “una spesa molto importante”.

Il tema è all’attenzione del governo, che nella prossima manovra – attesa in Parlamento entro il 20 ottobre e anticipata dal Dpb da inviare a Bruxelles questo venerdì – dovrà affrontare il tema e trovare una soluzione allo scadere di quota 100.

Secondo le prime indiscrezioni stampa, la legge di Bilancio dovrebbe stanziare circa 5 miliardi per il capitolo previdenza: tali risorse dovrebbero essere impegnate in parte per la rivalutazione degli assegni e in parte per attutire la fine di Quota 100 e continuare a consentire forme di uscita anticipata.

Ipotesi Tridico quota 63: come funziona

Ma torniamo all’ipotesi Tridico. In base indicazioni del presidente dell’Inps,  requisiti per aderire al “sistema misto” sarebbero:

    • avere almeno 63/64 anni di età (requisito da adeguare alla speranza di vita);
    • essere in possesso di almeno 20 anni di contribuzione;
    • aver maturato, alla data di accesso alla prestazione, una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale.

La prestazione completa spetta fino al raggiungimento del diritto per la pensione di vecchiaia. La prestazione è parzialmente cumulabile con redditi da lavoro dipendente e autonomo, e si potrebbero prevedere – spiega – meccanismi di staffetta generazionale, legati anche a part time.

L’accesso alla  anticipato sarebbe tuttavia incompatibile con trattamenti pensionistici diretti, trattamenti di sostegno al reddito, reddito di cittadinanza, APE sociale e indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale.

No dei sindacati

La proposta di Tridico non piace alla Cgil: le previsioni su questa soluzione “sono decisamente sovrastimate”, dice in una nota il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli. Quel calcolo, spiega infatti il responsabile Previdenza pubblica della Cgil nazionale Ezio Cigna, ipotizza che tutti gli aventi diritto si avvalgano dell’opzione, “quando l’esperienza concreta ci dice che in questi casi gli utilizzatori sono meno della metà.

Inoltre – aggiunge – non si considera che la componente contributiva, ormai prevalente in quasi tutte le posizioni personali, non costituisce una spesa aggiuntiva ma solo un’anticipazione di spesa. Per noi il picco massimo di spesa annua non supererebbe il miliardo e mezzo, e pertanto questo intervento sarebbe sostenibile”.

Per la Cisl sarebbe un passo importante ma non sufficiente, perché “è necessario consentire di andare in pensione in modo più flessibile a partire dai 62 anni di età. In ogni caso, consentire a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età”. E chiede con la Uil di sterilizzare subito gli effetti negativi della caduta del Pil, perché non basta la tutela dell’accordo del 2015.