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Pd: scissione fatta. Renzi: “Colpa di D’Alema”. Nasce il gruppo “Articolo 1”

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ROMA (WSI) – Si chiama “Articolo 1- Movimento democratici e progressisti” la nuova formazione politica nata per volontà dei fuoriusciti dal Pd Roberto Speranza, Enrico Rossi e Arturo Scotto dopo i dissidi con l’ex segretario Matteo Renzi.

“L’articolo 1 della Costituzione è il nostro simbolo, la nostra ragione. Queste parole straordinarie sono ancora una incompiuta. Il nostro primo punto nell’agenda di governo e dare risposta a questo dramma sociale. I giovani innanzitutto. Vogliamo ricostruire il centrosinistra, batterci per un nuovo centrosinistra nel Paese, libero da smanie autoreferenziali, dalla ricerca di un leader che rappresenta tutto e tutti. Oggi non nasce un nuovo partito ma un percorso, un movimento che vuole unire, che si interroga e vuole ragionare in modo inclusivo. Serve una nuova radicalità, dobbiamo avere il coraggio di essere forza di governo”.

Queste le parole di Speranza intervenuto alla città dell’Altra Economia a Roma presentando il nuovo gruppo politico anti Renzi. Il governatore della regione Toscana Enrico Rossi chiama a raccolta gli intellettuali:

“Noi nasciamo oggi, è una forza aperta. Occorre ricollegare la politica al pensiero, dobbiamo chiamare gli intellettuali. Il nostro è un blocco sociale ampio, che parte dagli umili, ma comprende il ceto medio. Saremo maggioranza. A chi resta nel Pd noi chiediamo: siete disposti a fare la conta o una battaglia sui contenuti? Noi puntiamo sui contenuti. Abbiamo un nemico, la destra, il populismo. E siamo convinti che si può battere con un centrosinistra nuovo”.

E Renzi come l’ha presa? Tornato dal suo viaggio in California, l’ex premier è intervenuto alla trasmissione di Rai3 Che tempo che Fa, additando la colpa della scissione ad una sola persona: Massimo D’Alema.

“Era tutto scritto, ideato e prodotto da Massimo D’Alema. Io mi sono dimesso perché era giusto, per poter scegliere il nuovo leader. E loro se ne sono andati lo stesso. Mi si può chiedere di dimettermi, non di non ricandidarmi. Di rinunciare al mio sogno. Mi dispiace. D’Alema e i suoi non hanno mandato giù il rospo: che qualcuno non dei loro dirigesse il Pd”.