di David Donora (Columbia Threadneedle Investments) Responsabile Materie Prime di Columbia Threadneedle Investments.

La fase rialzista delle materie prime è imminente

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La fase rialzista delle materie prime è vicina.

  • Gli eventi di inizio 2017 hanno confermato la nostra tesi secondo cui la prossima fase rialzista delle materie prime è imminente.
  • L’irrobustimento della crescita economica nei paesi sviluppati ed emergenti sta facendo aumentare la domanda in un periodo di scarsità dell’offerta.
  • Il petrolio e i metalli preziosi presentano solidi fondamentali, mentre le prospettive per i metalli di base sono particolarmente positive.
  • Riteniamo ci siano tutti i prodromi di una fase rialzista, che di norma genera rincari significativi.

Le materie prime hanno archiviato risultati disomogenei nel primo scorcio dell’anno. L’indice Bloomberg Commodities ha perso il 2,5% nel primo trimestre del 2017, poiché la brusca flessione segnata a marzo dal petrolio ha annullato i guadagni conseguiti a inizio trimestre.

Tale cedimento, tuttavia, non ha scalfito la nostra tesi, che vede una convergenza di fattori favorevoli spingere notevolmente al rialzo i prezzi delle materie prime durante l’anno. Il tetto alla produzione OPEC, gli scioperi nelle maggiori miniere di rame del mondo e il rafforzamento della crescita globale sono solo alcuni degli elementi che contribuiranno a supportare gli incrementi dei prezzi in tutti i mercati delle materie prime nel 2017.

Le prospettive per i metalli di base appaiono particolarmente positive, ma ci aspettiamo anche che il controllo dell’offerta preservi la traiettoria ascendente del petrolio. I metalli preziosi trarranno vantaggio dal ritorno dell’inflazione.

In questo contesto favorevole, prevediamo che saranno sempre più numerosi gli investitori pronti a riconoscere i vantaggi apportati dall’inserimento delle materie prime all’interno di un portafoglio d’investimento. Le commodity tendono ad essere correlate poco o negativamente con le azioni e le obbligazioni, il che le rende un ottimo strumento di diversificazione. Un’allocazione nelle materie prime può inoltre fungere da copertura contro i rischi geopolitici e l’inflazione.

MATERIE PRIME: UNA RIPRESA PROPIZIA

Le rosee prospettive per le materie prime nel 2017 rappresentano una netta inversione di rotta rispetto al quadro osservato nel primo trimestre 2016. Il ciclo ribassista del settore ha toccato il suo punto minimo a gennaio dello scorso anno, quando le quotazioni del greggio sono scese sotto i 30 dollari al barile.

All’epoca, le società operanti nel settore energetico e in quello metallurgico lottavano per la sopravvivenza, dismettendo cespiti e ristrutturando disperatamente i propri bilanci. Le grandi compagnie minerarie Glencore e Anglo American hanno dovuto liquidare una parte consistente delle proprie attività complessive per ridurre il debito e tagliare in maniera drastica la spesa per investimenti per sopravvivere.

Il dolore acuto avvertito allora potrebbe avere oggi un risvolto positivo per gli investitori. Anche se le condizioni sono migliorate e le grandi compagnie minerarie hanno ripreso a generare ingenti flussi di cassa, esse non hanno fretta di aumentare la spesa per investimenti e lanciare nuovi progetti.

Queste società sono state duramente colpite, e ora danno priorità al risanamento dei bilanci, agli interessi degli azionisti e agli investimenti in manutenzione. Le giacenze si stanno assottigliando, in una fase in cui ci aspettiamo una crescita significativa della domanda.

Per la prima volta dalla crisi finanziaria, la crescita economica va rafforzandosi sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti. Ciò si tradurrà in attività economica trainata dal settore manifatturiero o dai materiali, accrescendo la domanda di materie prime a fronte di un’offerta ancora contenuta.

MASSIMIZZARE I GUADAGNI

Questo il quadro generale per il mercato delle materie prime. Tuttavia, all’interno dei nostri portafogli cerchiamo di generare performance prendendo decisioni attive di asset allocation sulla scorta dei vantaggi insiti nelle singole merci e nei singoli settori. Investendo mediante swap su indici e futures, puntiamo inoltre a creare valore aggiunto attraverso il posizionamento sulla curva delle materie prime e sulle strutture a termine.

Le nostre decisioni poggiano sull’esperienza congiunta maturata in oltre 50 anni di trading su materie prime fisiche e derivati. Siamo inoltre in grado di fare leva sulle più vaste risorse dei team azionario e obbligazionario di Columbia Threadneedle Investments, combinando l’analisi strutturale e fondamentale di stampo bottom-up con i giudizi macro top-down della società.

Cosa ci aspettiamo dunque dai diversi settori delle materie prime, e come ci siamo posizionati per beneficiare della fase rialzista?

IL PETROLIO SCENDE MA NON ESCE

Il petrolio è rimasto confinato in un ristretto intervallo di negoziazione, poco sopra i 50 dollari al barile, per gran parte dell’anno. Tuttavia, i prezzi sono scesi del 10% circa nella seconda settimana di marzo. Tale correzione ha avuto diversi fattori scatenanti, tutti ampiamente prevedibili. Innanzitutto, in questo periodo dell’anno la stagione delle manutenzioni presso le raffinerie fa temporaneamente rallentare la domanda di greggio sottostante.

In secondo luogo, gli hedge fund e altri speculatori avevano potenziato le loro posizioni rialziste in futures e opzioni sul greggio USA portandole sui massimi storici, rendendo il mercato particolarmente vulnerabile a eventuali peggioramenti del clima di fiducia.3 In terzo luogo, malgrado la diminuzione delle scorte globali e dei depositi galleggianti (petroliere), i dati hanno mostrato che le scorte di greggio statunitensi sono balzate ai massimi storici, sollevando il timore di una permanenza delle eccedenze.4 Questa possibilità è stata corroborata dal riemergere delle tensioni tra gli Stati membri dell’OPEC e l’industria americana del petrolio da scisti.

Tuttavia, crediamo che tale rallentamento sia temporaneo e abbiamo approfittato della recente correzione per coprire il nostro sottopeso sul greggio. Riteniamo che la domanda petrolifera continuerà a crescere a un tasso elevato nel 2017 e che l’OPEC farà quanto necessario per riportare le riserve entro le abituali medie quinquennali.
La spinta dell’OPEC avviene sotto la guida dell’Arabia Saudita, che ha bisogno di raccogliere una quantità esorbitante di debito sui mercati internazionali (qualcosa come 50-70 miliardi di dollari nei prossimi due anni).

Il paese punta inoltre alla quotazione in borsa di Saudi Aramco, la compagnia petrolifera saudita, preparandosi a quella che sarà probabilmente la più grande offerta pubblica iniziale del mondo. Per rendere entrambe le operazioni appetibili agli occhi degli investitori globali, i sauditi hanno bisogno del petrolio a 55 dollari al barile e di bassi livelli di volatilità. A nostro avviso, nel prosieguo dell’anno l’oro nero potrebbe portarsi sui 60 dollari.

Ci aspettiamo che la curva dei futures sul Brent si sposterà in backwardation quest’anno, fornendo supporto alle quotazioni e generando rendimenti per gli investitori. In altre parole, il prezzo spot o cash supererà quello a termine, implicando una situazione di scarsità dell’offerta. L’ultima volta che la curva è rimasta in una condizione persistente di backwardation è stato a cavallo tra il 2011 e metà 2014, e fu un momento ideale per investire nella componente dell’indice basata sul Brent.

Grazie al nostro approccio attivo agli investimenti, approfitteremo di eventuali ulteriori cedimenti per stabilire un sovrappeso sull’energia a componente petrolifera.

I METALLI DI BASE BRILLANO

Tra tutte le materie prime, sono i metalli di base a infonderci il maggior ottimismo. Alluminio, rame e zinco hanno tutti registrato forti rincari nel quarto trimestre dello scorso anno e hanno conseguito risultati sorprendenti da inizio 2017 a oggi.

Ci aspettiamo un proseguimento di queste performance vigorose. Malgrado la possibilità che quest’anno il petrolio si apprezzi del 20%, i metalli di base dovrebbero scambiare su quotazioni ben più elevate, e il nostro maggiore sovrappeso è riferito al rame.

Le questioni occupazionali sono fondamentali ai fini della nostra tesi. I lavoratori delle immense miniere di Cerro Verde in Perù ed Escondida in Cile hanno scioperato. Anche Freeport-McMoRan, il colosso estrattivo, è stato oggetto di una disputa con il governo indonesiano a causa dell’operazione Grasberg.

Queste tre grandi miniere, che rappresentano all’incirca il 10% della produzione mondiale di rame, non stanno funzionando a pieno regime. Le manifestazioni dei lavoratori non hanno ancora intaccato le forniture, ma sono comunque passibili di rimuovere una grossa fetta della produzione dal mercato quest’anno. Ciò avrebbe effetti positivi sui prezzi.

PUNTARE SULL’ORO

Passando ai metalli preziosi, quest’anno l’oro si è fortemente apprezzato sulla scia dell’acuirsi dei rischi geopolitici e delle aspettative di rialzi graduali dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve statunitense.

Queste ultime avallano la nostra tesi rialzista sui metalli preziosi, che poggia sul ritorno dell’inflazione. Sempre più investitori cominceranno a preoccuparsi dell’inflazione ed è ipotizzabile che essi guarderanno ai metalli preziosi come a una fonte di rendimento. L’oro dovrebbe apprezzarsi dagli attuali livelli intorno ai 1.200 dollari l’oncia troy per ritestare i vecchi massimi di 1.900 dollari e possibilmente spingersi oltre.

LA FINE DI EL NIÑO

Il clima sarà cruciale per i rendimenti delle materie prime agricole. Il ciclo meteorologico di El Niño, che assicura condizioni climatiche stabili per i paesi produttori di cereali delle Americhe, è finito. Questo significa che le zone in cui si coltiva potrebbero andare incontro a un clima più variabile, con effetti potenzialmente negativi sui raccolti.

Peraltro, nonostante due anni di abbondanti raccolti di cereali, le scorte non sono state ricostituite perché la domanda conseguente all’aumento della popolazione mondiale è stata molto vivace. I bassi prezzi, inoltre, hanno comportato qualche compromesso sul piano della produzione, ad esempio in termini di fertilizzanti o qualità dei semi. Se il maltempo danneggerà i raccolti, i prezzi delle merci agricole si muoveranno al rialzo.

LA PROSSIMA FASE RIALZISTA?

Per tutti questi motivi, le prospettive per i mercati delle materie prime nel 2017 sono positive: la fase ribassista è decisamente terminata. Ora ci incamminiamo verso una fase rialzista sospinta da crescita, inflazione e scarsità di risorse.

Ma i lievi rincari registrati dopo il minimo raggiunto dalle materie prime a inizio 2016 sono solo l’inizio. L’avanzamento dell’11,8% evidenziato dall’indice Boomberg Commodities nel 2016 non rappresenta una fase rialzista a pieno titolo. A mio avviso, si può parlare di fase rialzista delle materie prime quando i loro prezzi registrano incrementi significativi. Sono presenti tutte le condizioni perché tale dinamica abbia inizio.