16:10 martedì 12 Luglio 2022

Wall Street: brusca virata dopo avvio positivo, mercati temono nuovo trauma inflazione

Il colpo di reni di Wall Street ha vita breve: alle 16.00 circa ora italiana, dopo un avvio di seduta positivo sostenuto in particolare dai titoli hi-tech e delle compagnie aeree, il Dow Jones sale di appena 54 punti circa (+0,17%), mentre lo S&P 500 e il Nasdaq virano in rosso, scendendo al di sotto della parità. Lo S&P 500 arretra dello 0,27% a 3.844 punti, mentre il Nasdaq scende dello 0,61% a 11.303 punti.

Settimana cruciale, questa, per Wall Street, con il via della stagione delle trimestrali Usa, che è stato dato oggi da PepsiCo, e la pubblicazione di importanti dati macro.

I mercati temono che la carrellata imminente dei bilanci metterà in evidenza il danno inflitto dalle ripetute fiammate dell’inflazione ai profitti delle aziende della corporate America.

Per ora, notizie positive dal colosso Usa delle bevande analcoliche: l’eps di PepsiCo si è attestato nel secondo trimestre a $1,86 su base adjusted, meglio degli $1,74 attesi dagli analisti intervistati da Refinitiv. Il fatturato è stato pari a $20,23 miliardi, meglio dei $19,51 miliardi previsti. L’utile netto è ammontato a $1,43 miliardi, o $1,03 per azione, in calo dai $2,36 miliardi, o $1,70 per azione, dello stesso trimestre del 2021.

Rispetto all’anno scorso, il fatturato netto è salito del 5,2%, per l’appunto a $20,23 miliardi.

Per l’intero 2022, PepsiCo ha annunciato così di prevedere una crescita del fatturato pari a +10%, superiore al rialzo precedentemente atteso, pari a +8%. E’ il secondo trimestre consecutivo che il gigante americano rivede al rialzo le stime sul fatturato, senza aggiornare però quelle sugli utili.

Il titolo mette a segno un rialzo pari ad appena lo 0,40%.

In calendario nei prossimi giorni la trimestrale di Delta Air Lines. Verso la fine della settimana toccherà ai colossi di Wall Street del calibro di JPMorgan Chase, Morgan Stanley, Wells Fargo e Citigroup.

Dal fronte macro, domani sarà annunciato negli States il dato chiave sull’inflazione: si tratta dell’indice dei prezzi al consumo di giugno che, secondo le stime degli economisti, potrebbe essere salito anche oltre il ritmo di crescita pari a +8,6% del mese di maggio, fino al ritmo dell’8,8% su base annua.

Giovedì sarà la volta dell’inflazione Usa misurata dall’indice dei prezzi alla produzione. Venerdì sarà reso noto l’indice della fiducia dei consumatori stilato dall’Università di Michigan, relativo al mese di luglio.

Gli investitori faticano a lasciarsi alle spalle i timori che hanno dominato le ultime sessioni: tra questi, la paura della pandemia Covid-19 in Cina e anche nel mondo, per la veloce diffusione della nuova variante Omicron 5. In Cina, nello specifico, all’indomani della decisione di Macao di chiudere tutti i suoi casinò, più di 30, insieme ad altre attività commerciali non essenziali, per la prima volta dal 2020, oggi le autorità hanno disposto un lockdown nella provincia di Hunan, con una popolazione inferiore a un milione.

Ieri il Dow Jones Industrial Average ha perso 164,31 punti (-0,52%), a 13,173.84; lo S&P 500 ha ceduto l’1,15% a 3.854,43 e il Nasdaq Composite ha fatto decisamente peggio, lasciando sul terreno il 2,26% a 11.372,60 punti.

Attesa per la riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, in calendario il prossimo 27 luglio. Le aspettative dei mercati sono di una stretta monetaria della Fed di Jerome Powell di 75 punti base, così come nell’ultima riunione del 15 giugno scorso, quando i tassi Usa sono stati portati al nuovo range compreso tra l’1,50% e l’1,75%.

D’altronde la pubblicazione, venerdì scorso, del report sull’occupazione Usa di giugno, ha messo in evidenza una crescita di 372.000 nuovi posti di lavoro, a fronte di un tasso di disoccupazione che è rimasto invariato al 3,6%.

La crescita dell’occupazione è stata decisamente più forte di quanto atteso dagli analisti: sia gli economisti di Goldman Sachs che il consensus avevano previsto un aumento di nuovi posti di lavoro di 250.000 unità, inferiore all’aumento delle payrolls di 390.000 del mese di maggio.

Il dato, che ha confermato la solidità del mercato del lavoro e dell’economia Usa, ha dato praticamente il via libera alla Fed di Jerome Powell di continuare ad alzare i tassi sui fed funds.

La paura per l’avvento di una recessione Usa è testimoniata ancora una volta dalla decisione degli investitori di rifugiarsi nei safe asset rappresentati dai Treasuries Usa e dal dollaro.

L’effetto è che i tassi sui Treasuries Usa a 10 anni scendono ulteriormente al 2,90%, a fronte dei tassi a due anni Usa che, pur in calo di 6 punti base attorno al 3,0078%, rimangono a un livello superiore, confermando il fenomeno dell’inversione della curva dei rendimenti che, di per sé, viene considerato segnale che anticipa l’arrivo di una recessione. L’euro riesce nel suo tentativo di rimonta, dopo essere scivolato a un soffio dalla parità, fino a $1,001, durante le contrattazioni asiatiche. La moneta unica sale alle 16.05 circa dello 0,10% a $1,005.

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