Economia

Mascherine, i consigli su come e dove usarle

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Mascherine, i consigli della fondazione Gimbe su come e dove usarle

Sempre più italiani sono insofferenti all’utilizzo delle mascherine per prevenire i contagi da coronavirus. Secondo quanto rilevato dalla fondazione Gimbe, a dispetto di un consistente impianto normativo e di continui messaggi da parte dei vertici istituzionali nazionali, le violazioni all’obbligo di utilizzo delle mascherine sono frequenti, in particolare sui mezzi pubblici e nei luoghi dove non viene esercitata un’attività di controllo.

Per questi motivi la fondazione Gimbe ha pubblicato nel mese di agosto un Position Statement indipendente sull’utilizzo della mascherina negli ambienti pubblici, quale insostituibile dispositivo di protezione collettiva.

“Il Position Statement – afferma Nino Cartabellotta presidente della Fondazione Gimbe – sintetizza anzitutto le evidenze scientifiche sull’uso delle mascherine; contiene poi raccomandazioni destinate a Governo e Regioni, imprese, datori di lavoro e altre organizzazioni interessate, al fine di massimizzare i benefici dell’uso delle mascherine e a minimizzarne i rischi”.

Evidenze scientifiche.

In letteratura aumentano le prove di efficacia sull’utilizzo delle mascherine negli ambienti pubblici per bloccare le particelle virali responsabili della trasmissione del coronavirus espulse dalla bocca o dal naso.
Dallo scorso 5 giugno anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne raccomanda l’utilizzo negli spazi chiusi dove non è possibile rispettare il distanziamento sociale. Peraltro, a fronte della diffusa opinione che la mascherina serva esclusivamente a proteggere gli altri, alcuni studi suggeriscono benefici, seppure modesti, anche per chi la indossa.

Istruzioni per l’uso

In generale sarebbe preferibile optare per mascherine riutilizzabili, sia per limitare la produzione di rifiuti in plastica sia per i costi, visto che le evidenze ne dimostrano l’efficacia nel trattenere le particelle virali.

Si raccomanda l’uso di mascherine a doppio o triplo strato di tessuti con diverse trame e proprietà elettrostatiche: a tal proposito è indispensabile promuovere una campagna d’informazione pubblica per guidare la popolazione all’acquisto e/o alla produzione domestica delle mascherine. Al contrario, vista l’impossibilità di mangiare e bere con la mascherina e l’evidenza che la ripetuta attività di toglierla e metterla può aumentare il rischio di trasmissione, l’obbligo della mascherina per i clienti di bar e ristoranti dovrebbe essere rivalutato.

Considerato che solo una piccola percentuale della trasmissione del virus avviene all’aperto, la Fondazione Gimbe conferma che non è opportuno raccomandare l’obbligo di mascherina all’aperto, anche se rimane difficile, soprattutto durante la stagione estiva, governare le situazioni a rischio quando non si riesce a mantenere la distanza minima di un metro.

Obbligo e sanzioni.

I Paesi e le regioni in cui vige l’obbligo di indossarle hanno mostrato una maggiore aderenza rispetto a quelli in cui l’utilizzo è volontario. Come per le cinture di sicurezza e altre norme sulla sicurezza, giocano un ruolo fondamentale le campagne di informazione pubblica mirate a far comprendere e accettare alle persone le motivazioni alla base della norma.
Tuttavia, le sanzioni pecuniarie per chi non indossa la mascherina sono difficilmente praticabili e, verosimilmente, controproducenti.

Raccomandazioni per Istituzioni, imprese e organizzazioni.

Governo e Regioni dovrebbero lanciare e potenziare campagne di informazione per promuovere l’utilizzo delle mascherine nei luoghi chiusi aperti al pubblico e in tutte le circostanze in cui non è possibile mantenere la distanza minima di un metro, incoraggiando le persone ad usarle.
Dovrebbero inoltre prevedere una fornitura gratuita per le persone che non possono permettersi di acquistarle.
Insieme ad imprese, datori di lavoro ed altre organizzazioni dovrebbero assicurarsi che le mascherine vengano sempre utilizzate insieme a – e non in sostituzione di – altre misure di protezione, oltre che andare incontro alle esigenze delle persone affette da condizioni patologiche o disabilità fisiche o mentali che rendono difficoltoso o impossibile l’uso della mascherina.