Mercati

L’euro tocca la parità sul dollaro (poi risale). Ma la discesa non è finita

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Dopo vent’anni, l’euro ha toccato la parità sul dollaro, ovvero: un euro vale un dollaro. Una situazione, quella che si è verificata ieri, temporanea, ma che è solo un assaggio di quello che potrebbe avvenire. In mattinata il cambio tra moneta unica è biglietto verde si è portato sopra la parità con il dollaro a 1,003. Ma gli analisti prevedono infatti che per agosto la moneta unica si attesterà intorno a quota 0,95, riflettendo i problemi non solo congiunturali di Eurolandia ma anche quelli strutturali che si trascinano da anni e che, complice la fiammata dell’inflazione e la guerra in Ucraina, sono emersi con forza.

Perché la moneta unica europea scenderà ancora?

Secondo Nomura, l’euro si indebolirà ulteriormente nei confronti del dollaro principalmente per tre motivi:

  1. i flussi di gas dalla Russia e le ombre sul Nord Stream;
  2. il Covid in Cina, grande partner commerciale europeo;
  3. i rischi di una recessione europea più forte di quella americana.

Un mix che peserà sull’euro, già calato dall’inizio dell’anno del 12% nei confronti del dollaro. Una moneta unica debole rispetto al dollaro “potrebbe essere anche considerato un vantaggio per l’economia europea perché incoraggia la nostra capacità di esportare“, ma “sarebbe un errore. Dobbiamo anche pensare al versante negativo, all’altro lato della medaglia” ha detto ieri il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni in conferenza stampa, al termine dell’eurogruppo. Ma questi non sono gli unici pro e contro di un euro debole.

Un’altra causa della discesa dell’euro sono le politiche della banca centrale americana e della Bce di Christine Lagarde. La Fed con Jerome Powell ha già lanciato un ciclo di rialzi dei tassi di interesse aggressivo nel tentativo di controllare l’inflazione. L’Eurotower lo farà a breve. Ma i ritmi e i tempi diversi, specchio di economie differenti, hanno aperto la corsa per il dollaro, sempre più considerato il bene rifugio per eccellenza.

La tempistica di Fed e Bce riflette la pandemia da coronavirus che ha colpito duramente l’Europa – già caratterizzata da tassi di crescita ben inferiori agli Stati Uniti e da varie velocità fra i diversi paesi – e una guerra improvvisa nel Vecchio Continente, alle prese con una crisi energetica inattesa solo qualche mese. Mentre le probabilità di una recessione globale aumentano, gli analisti si aspettano che l’economia europea rallenterà prima degli Stati Uniti, rendendo quindi il dollaro più attraente per gli investitori.

Euro/dollaro: 23 anni di alti e bassi

Nei 23 anni di storia del rapporto euro-dollaro, la moneta unica ha sperimentato periodi di forte crescita toccando il suo massimo nel 2008, in piena crisi subprime negli Stati Uniti, quando volò a 1,6 dollari. Spaventati dalla bancarotta di Lehman Brothers e dall’impatto sull’economia americana, gli investitori avevano cercato rifugio nella moneta unica, premiandola con alcuni anni di distanza rispetto alla sua creazione. Dalla crisi del debito europea del 2010 e 2011, che ha portato per la prima volta alla ribalta le debolezze di Eurolandia, l’euro non è mai più decollato nei confronti del dollari come nel 2008.