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L’arma segreta del PD per salvare Berlusconi

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ROMA (WSI) – La bomba l’ha sganciata l’ex magistrato Felice Casson, oggi senatore Pd e membro della giunta per le elezioni del Senato, che in un’intervista al Fatto Quotidiano si è detto preoccupato dal probabile voto segreto dell’aula di Palazzo Madama che deciderà sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi.

Se infatti il voto in giunta è scontato, visto che gli esponenti Pd hanno fatto fronte comune per il sì alla decadenza, la battaglia decisiva sarà in aula. Basta infatti che 20 senatori chiedano lo scrutinio segreto, e a quel punto potrebbero spuntare i “franchi traditori” come li chiama lo stesso Casson. Che precisa di parlare per ipotesi e di non aver sentito tra i colleghi voci favorevoli a Berlusconi, ma intanto preferisce lanciare l’allarme.

Ancora più esplicita è la collega Laura Puppato, una delle più ostili alle larghe intese: “Se ci sono tra di noi traditori che, nel segreto dell’urna, possono salvare Silvio Berlusconi dalla decadenza? Da quando è successa quella storia dei 101, in Aula io mi sento come circondata da incappucciati” dichiara la senatrice, ricordando i 101 franchi tiratori (ma probabilmente di più) che hanno impallinato la candidatura di Romano Prodi al Quirinale.

Qui c’è in ballo la stessa cosa: chi ha affossato Prodi non lo ha fatto per risentimenti contro l’ex premier, ma perché scommetteva sul proseguimento della legislatura e sulle larghe intese. Quelle stesse larghe intese che verrebbero meno con la caduta di Berlusconi.

Ed ecco allora che non sembra più tanto peregrina l’ipotesi che una parte di quei franchi tiratori potrebbero tornare in servizio per garantire lunga vita al governo e garantirsi ancora per un po’ un seggio a Palazzo Madama o un posto in qualche commissione o sottosegretariato. L’allarme è stato rilanciato anche da Alessandro Gilioli, che ha chiesto ai senatori Pd (ma anche dei partiti “limitrofi”, come il Psi) di dichiarare pubblicamente il loro voto.

L’allarme innescato da Casson e Puppato è stato accolto con una certa stizza dalla segreteria Pd e da Epifani, che ha ricordato come il partito sia rimasto sempre unito sulla questione della decadenza di Berlusconi. “Questo è puro cripto-grillismo. Questa è gente che sputa contro di noi” ha dichiarato Stefano Esposito, uno dei pasdaran delle larghe intese.

E d’altronde un Pd che salva Berlusconi sarebbe un Pd che si suicida, come ricorda Pippo Civati. Eppure i numeri sono impietosi: il 19 aprile un piddino su cinque ha votato contro Prodi, rapportando la proporzione ai senatori democratici, se ne hanno circa 25 che potrebbero votare in difformità dal partito. 25 senatori che sommati a quelli del Pdl, della Lega e forse dei centristi, porterebbero il no alla decadenza all’incirca alla metà dell’aula, tra i 155 e i 160 senatori, secondo i calcoli di Gilioli. Insomma, un risultato tutt’altro che scontato.

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