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Criptovalute: a motivare chi le compra non è la sfiducia nel sistema, dice la BIS

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Anche se la blockchain è nata per estromettere gli intermediari finanziari, il successo degli asset crittografici non avrebbe nulla a che fare con la mancanza di fiducia nelle istituzioni. E’ la tesi sostenuta, dati alla mano, dalla Banca dei regolamenti internazionali (Bis), in un working paper di 52 pagine intitolato: “Sfiducia o speculazione? Le cause socioeconomiche degli investimenti in criptovalute statunitensi”.

La banca, nata per promuovere la cooperazione fra gli istituti centrali, sostiene che le criptovalute “non sono ricercate come alternativa alle valute legali o alla finanza regolamentata, ma sono invece un progetto di speculazione digitale di nicchia“. Una linea di pensiero non certo nuova, ma comunque in aperto contrasto con l’idea e che il mondo delle criptovalute potrebbe progressivamente a sostituirsi a quello delle monete e delle istituzioni tradizionali.

“In mezzo a una discrepanza tra la narrazione sociologica e l’evidenza dei fatti, è importante capire chi sono gli investitori al dettaglio nelle criptovalute, qual è il loro livello di fiducia e conoscenza e come interagiscono con il sistema finanziario tradizionale”, ha scritto la Bis nella sua introduzione.

I dati, per cercare una risposta a questi interrogativi sono stati ricavati dal Survey of Consumer Payment Choice della Federal Reserve di Atlanta, rappresentativi dei risparmiatori statunitensi.

Il profilo di chi acquista le criptovalute

“Rispetto alla popolazione generale, gli investitori di criptovaluta non mostrano differenze nella loro livello di fiducia nel contante o nei servizi bancari commerciali”, anche se tale mancanza di fiducia è associata alla ricerca di informazioni sulle criptovalute.

L’investitore che acquista criptovalute è un soggetto con un’istruzione finanziaria e un reddito personale superiore alla media. I più istruiti risultano i possessori di Ether e XRP; sul versante opposto gli investitori in Litecoin e, nel mezzo, quelli in Bitcoin. Quello che compra Ether, XRP e Stellar è, mediamente, anche l’investitore più facoltoso.

Le conclusioni

“Poiché gli obiettivi degli obiettivi degli investitori” in criptovalute “sono gli stessi di quelli di altre classi di attività, così dovrebbe essere la relativa regolamentazione”, hanno scritto gli analisti della Bis, “un chiarimento del quadro normativo e di vigilanza per i mercati delle criptovalute può essere vantaggioso per il settore”. A tal proposito la banca propone la seguente soluzione:

“Un punto importante riguarda il modo in cui si potrebbe applicare una regolamentazione neutrale dal punto di vista tecnologico a questa classe di attività, che allo stesso tempo permetta di sfruttare il potenziale della tecnologia stessa nel processo di supervisione.
A questo proposito, un’opzione promettente sarebbe che le agenzie di supervisione e regolamentazione perseguissero la “supervisione incorporata”. Con questo, intendiamo l’implementazione di un quadro di supervisione per le criptovalute che permetta di monitorare automaticamente la conformità leggendo il libro mastro del mercato”.