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Intesa Sanpaolo lancia offerta di scambio su UBI Banca

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Colpo di scena nel risiko bancario italiano. Intesa Sanpaolo ha lanciato un’offerta pubblica di scambio sulla totalità delle azioni di UBI Banca.

L’operazione prevede che Intesa offrirà 17 sue azioni ogni 10 azioni di Ubi Banca. Sulla base del prezzo ufficiale delle azioni  alla chiusura del 14 febbraio 2020 l’offerta incorpora un premio del 27,6%.

Le azioni di Intesa Sanpaolo offerte quale corrispettivo saranno emesse grazie a un aumento di capitale riservato agli aderenti all’Offerta. Aumento di capitale che in data odierna il consiglio di  amministrazione  ha deliberato di sottoporre all’assemblea straordinaria dei soci convocata per il 27 aprile 2020.

Secondo quanto reso noto da Intesa Sanpaolo l’operazione è stata lanciata al fine di consolidare ulteriormente la propria leadership nel settore bancario italiano, dove opera con successo in tutti i segmenti di mercato.

La nuova realtà dovrebbe realizzare utili consolidati superiori a 6 miliardi di euro dal 2022.

L’obiettivo dell’offerta di Intesa San Paolo è acquisire l’intero capitale sociale di Ubi Banca e conseguire la revoca delle relative azioni dalla quotazione da Piazza Affari. La nota dell’istituto guidato da Carlo Messina sottolinea che la revoca dalla quotazione di Ubi Banca possa favorire gli obiettivi di integrazione, di creazione di sinergie e di crescita del nuovo Gruppo che nascerà al termine dell’Ops.

La nota di Intesa sottolinea che l’operazione di integrazione permetterà un incremento della massa critica, e contestuale raggiungimento di una maggiore capillarità in mercati geografici precedentemente meno presidiati, al fine di conseguire sinergie di costo (stimate a regime in circa 510 milioni di euro ante imposte per anno), derivanti dalle economie di scala, ma anche dalla provata capacità dell’Offerente di operare efficientemente sul mercato con una struttura operativa agile, liberando al contempo risorse per investimenti tecnologici (i.e. artificial intelligence, machine learning e advanced analytics) e non.
I relativi costi di integrazione sono stimati complessivamente in circa 1.270 milioni di euro ante imposte una tantum.

Sul fronte dei ricavi sono stimate sinergie a regime in circa 220 milioni di euro ante imposte per anno derivanti dall’incremento della produttività per cliente e per sportello e della redditività anche grazie all’efficientamento derivante dall’integrazione delle rispettive fabbriche prodotto nei segmenti di business ad alto valore aggiunto (wealth management, bancassurance, leasing e factoring), facendo leva su un modello di distribuzione e offerta internalizzato.