Mercati

Gestori, c’è chi resta bullish sulle banche italiane: “debito sostenibile”

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Nell’ondata di pessimismo che si è riversata in questi giorni su Piazza Affari e che ha coinvolto soprattutto le banche, c’è chi si muove controcorrente. È il caso di Rob Burnett, gestore di Neptune European Opportunities, che continua a scommettere sui titoli degli istituti di credito italiani, nelle ultime sedute finite nel mirino delle vendite per i timori sul tetto deficit/Pil inserito nella Nota al DEF.

“Non abbiamo cambiato la nostra posizione sulle banche italiane”, ha affermato Burnett. “Non crediamo che la manovra italiana sia un problema dal punto di vista della sostenibilità del debito“.

Burnett considera inoltre del tutto infondate le paure di un’uscita dell’Italia dalla zona euro, che liquida come “evento di probabilità estremamente bassa”.

Entrando nel dettaglio della manovra, il gestore crede che, alla fine, il mercato obbligazionario farà da argine ai piani del governo.

“Dal nostro punto di vista il governo italiano cercherà di espandere la politica fiscale, tagliando le tasse e aumentando la spesa ma non consideriamo il piano del governo così aggressivo da creare grossi problemi nel mercato obbligazionario” ha detto Burnett, aggiungendo che “Il mercato obbligazionario si è già dimostrato resistente in passato e pensiamo che continuerà a esserlo  in futuro”.

Posizione analoga è quella di Stuart Edwards, manager dell’Invesco Perpetual Global Bond+:

“In alcuni dei nostri fondi abbiamo opportunisticamente acquistato titoli di stato italiani a seguito dei forti cali degli ultimi giorni”, ha affermato, aggiungendo che la reazione dei mercati obbligazionari potrebbe tenere sotto controllo i piani del governo. “Il netto aumento dei rendimenti dei titoli italiani è un segnale che le autorità non possono ignorare. Ad un certo punto  se l’aumento dei rendimenti è sostenuto, le politiche fiscali espansive diventeranno controproducenti in quanto qualsiasi dividendo della crescita dallo stimolo fiscale sarà spazzato via dai maggiori costi del servizio del debito.

Parole che fanno pensare a quanto dichiarato due giorni fa dal ministro degli Affari Europei, Paolo Savona, secondo cui “la pressione del mercato potrebbe in definitiva mettere un freno alle ambizioni populiste di questo governo“.