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Francia, dominio assoluto di Macron. Ora legge sul lavoro

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Al secondo turno delle elezioni parlamentari francesi di domenica 18 giugno, il partito del presidente Emmanuel Macron “En Marche!” ha conquistato 350 seggi su 577 totali. Un risultato che assicura a Macron la maggioranza assoluta, anche se non è così schiacciante come prevedevano i sondaggi dopo il primo turno. Male l’affluenza alle urne, del 57,4%, una delle percentuali più basse della storia della Quinta Repubblica francese.

Fra gli altri partiti, i repubblicani arrivano primi, con 136 seggi, insieme ai loro alleati dell’Udi, seguiti dai socialisti con 46 seggi. Una sconfitta per il partito socialista che alle scorse elezioni del 2012 aveva vinto 289 seggi. Otto seggi al Front National di Marine Le Pen, che entra così per la prima volta nel parlamento nazionale ma che non potrà formare un proprio gruppo parlamentare. Infine 26 seggi per La France Insoumise della sinistra di Jean-Luc Melenchon, che ha corso insieme al Partito comunista francese.

“En Marche!”, nato un anno fa dal movimento fondato dal 39enne leader europeista, ha ora la maggioranza per portare avanti il suo piano di riforme. Uno dei primi provvedimenti in programma è la riforma del Codice del lavoro, un tema caldo per la Francia. Lo scorso anno nei mesi precedenti all’approvazione della Loi du Travail, nota come legge El Khomri dal nome della ministra socialista che l’aveva proposta, il Paese era sprofondato nel caos, con le proteste di studenti e sindacati.

Sulla scia della legge El Khomri, Macron intende proseguire il processo di liberalizzazione del mercato del lavoro, in entrata e uscita e dare la priorità al contratto aziendale, in particolare per definire l’orario di lavoro. La riforme del codice punta alla semplificazione delle norme e alla flessibilità. In previsione anche le Leggi sulla morale della politica, provvedimenti per restituire credibilità a una classe politica sempre più delegittimata agli occhi dei cittadini e la riforma dell’Antiterrorismo.