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Fed, oggi la riunione. Atteso rialzo tassi dello 0,75%, ma non è escluso un aumento dell’1%

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Dopo la Bce, oggi toccherà alla Fed alzare il velo sui tassi di interesse. Il responso arriverà in una settimana cruciale per gli Stati Uniti: giovedì si conoscerà l’andamento del Pil del secondo trimestre, mentre sul fronte societario si avranno indicazioni sulle trimestrali di Apple, AmazonGoogle Alphabet, che diffonderanno i conti domani. Oggi tocca a Meta Platforms.

Attesa stretta da 75 punti base della Fed, ma c’è chi si spinge oltre

Ma torniamo alla Fed. Le attese del mercato sono per una stretta ulteriore dopo quelle già attuate. I funzionari della banca centrale Usa hanno fatto intendere che si gravita attorno a un altro rialzo dei tassi dello 0,75%. Ma non manca chi prevede un rialzo fino a 100 punti base per abbattere l’inflazione, che corre sopra il 9%. È il caso di Phillip Marey di Rabobank International, secondo cui “sarebbe uno shock se la Fed non aumentasse i tassi dell’1%”.

All’inizio di giugno, la Fed statunitense ha aumentato i tassi di interesse di 75 punti base, il più grande aumento degli ultimi 28 anni. Dato per scontato un altro aumento di portata analoga, secondo gli economisti del panel di Bloomberg, la Fed potrebbe poi rallentare: l’aspettativa è che il Fomc rialzi i tassi di mezzo punto a settembre, quindi passi a un quarto di punto nei due restanti meeting dell’anno. Ciò significherebbe comunque raggiungere la parte alta del target del 3,5% entro la fine del 2022. Il panel si spinge ancora oltre prevedendo un ultimo aumento da 0,25 a inizio 2023, poi una pausa nei rialzi per quindi iniziare a tagliare il costo del denaro già entro la fine del 2023. Leo Grohowski, chief investment officer di BNY Mellon Wealth Management, ha affermato:

“Ovviamente un aumento di 75 punti base è in programma. Penso che la domanda sia cosa succederà a settembre. Se la Fed continuerà a rimanere troppo rigida per troppo tempo, dovremo aumentare la nostra probabilità di recessione, che attualmente si attesta al 60% nei prossimi 12 mesi“.

Rischio recessione dietro l’angolo

Mentre il rischio recessione resta dietro l’angolo, qualche indicazione in più sullo stato dell’economia si avrà giovedì, quando sarà diffuso il dato del Pil del secondo trimestre dopo che il primo ha chiuso con una contrazione dell’1,6%.

Non esclude una recessione l’ex segretario al Tesoro Larry Summers, il quale ha affermato che i banchieri della Fed devono impegnarsi a reprimere l’inflazione che ha raggiunto i massimi degli ultimi quattro decenni. “Abbiamo bisogno di un’azione forte da parte della nostra banca centrale”, ha affermato Summers intervenendo alla CNN e dicendosi incoraggiato dalle decisioni assunte dalla Fed.

“C’è una probabilità molto alta di recessione quando ci siamo già trovati in questo tipo di situazione”, ha affermato Summers, spiegando che “una recessione è sempre seguita a periodi di alta inflazione e bassa occupazione”. Poi, l0economista ha criticato la politica dle governo americano, affermando che occorre aumentare le tasse e fare di più per tenere sotto controllo l’inflazione. “Se continuiamo con le politiche degli struzzi come nel 2021, ci sarà molto, molto più da soffrire in seguito”.

Diverso il punto di vista della collega Janet Yellen, attualmente segretaria al Tesoro, che continua ad escludere il rischio di una recessione dell’economia Usa. “Quello a cui stiamo assistendo è un rallentamento necessario e appropriato”, ha detto Yellen, fiduciosa che le politiche restrittive della Fed andranno a segno.