La Federal Reserve scende in campo per difendere la politica di rialzo dei tassi. E risponde così indirettamente a chi, compreso il presidente Usa Donald Trump, ha criticato le recenti strette sul costo del denaro, considerandole come possibile ostacolo all’espansione economica statunitense.
In un questo contesto vanno lette le parole di ieri di Jerome Powell, governatore della Fed, che in un discorso pronunciato al 60esimo incontro annuale della National Association for Business Economics a Boston, ha spiegato che la normalizzazione “graduale” della politica monetaria è pensata per “bilanciare i rischi inevitabili” e dunque per “estendere l’attuale espansione economica e allo stesso tempo mantenere la massima occupazione e l’inflazione bassa e stabile”.
Powell è tornato a spiegare che alzare i tassi troppo in fretta “potrebbe inutilmente accorciare l’espansione” economica e che alzarli troppo lentamente “rischia di aumentare l’inflazione” e le aspettative ad essa associate.
Mercoledì scorso la Fed ha annunciato il terzo rialzo dei tassi del 2018, di 25 punti base al 2-2,25%. La prossima stretta è attesa a dicembre, una tradizione iniziata nel dodicesimo mese del 2015. Allora, sotto la guida di Janet Yellen, ci fu il primo rialzo dal giugno 2006. I tassi furono alzati di un quarto di punto percentuale dal minimo storico a cui furono portati da Ben Bernanke nel dicembre 2008 pari a 0-0,25%.