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Eurovita, perché è giusto salvarla

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Si fa sempre più complesso il dossier Eurovita. Negli ultimi giorni si è parlato di un piano allo studio dell’Ania (l’Associazione Nazionale delle Imprese Assicuratrici) per raggiungere una ricapitalizzazione di 400 milioni di euro e ripristinare un corretto livello di Solvency.

Tuttavia, secondo indiscrezioni, questo importo potrebbe non bastare alla causa e il salvataggio della compagnia assicurativa rimane in bilico. Eppure, un eventuale fallimento di Eurovita farebbe rumore, condizionando negativamente la fiducia nel sistema assicurativo. Un rischio che forse non vale la pena di correre, soprattutto pensando a quanti soldi sono stati spesi negli anni passati per i salvataggi delle banche in difficoltà.

I salvataggi bancari degli ultimi anni

Per avere un metro di paragone, basti pensare che gli stanziamenti pubblici complessivi per le banche in crisi, nel solo biennio 2016-2018, si attestano in un range tra i 17,9 e i 24,1 miliardi (stime di Lavoce.info e Osservatorio CPI).

Tra i salvataggi più celebri spicca quello di Monte dei Paschi di Siena, che ha comportato nel 2012 la sottoscrizione da parte del Tesoro di circa €3,9 miliardi di obbligazioni (i cosiddetti Monti Bond), oggi restituiti dalla banca toscana. Mps è stata poi protagonista di un altro intervento nel 2016, quando lo Stato ha sborsato 5,4 miliardi per la nazionalizzazione e il Ministero dell’economia è diventato primo azionista della banca.

Nel 2015 è scoppiato il caso legato alle quattro banche regionali (Marche, Etruria, Cassa di risparmio Ferrara e Chieti), risolto però attraverso una soluzione privata da complessivi 4,7 miliardi, senza alcuna spesa da parte dello Stato.

Discorso inverso per il salvataggio di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, nel 2017. In questo caso è stata necessaria un’iniezione di 4,8 miliardi, anticipati dal Tesoro a Intesa. Quest’ultima, incaricata di gestire la ristrutturazione dei due istituti veneti, li ha rilevati alla cifra simbolica di un euro.

Infine, nel 2019, per la ricapitalizzazione della Banca Popolare di Bari sono stati stanziati 900 milioni da Mediocredito centrale, attraverso Invitalia, due enti controllati direttamente dal ministero dell’Economia.

Perché il salvataggio di Eurovita sarebbe giusto

Le valutazioni del Commissario Santoliquido, nominato per far luce sui conti di Eurovita, proseguono, mentre si avvicina la scadenza del 31 marzo, termine in cui scadrà la gestione provvisoria.

In ogni caso, è evidente che per la tutela del sistema bancario e dei suoi risparmiatori siano state spese cifre molto più ingenti di quelle che sarebbero richieste per il “bail-in” della compagnia assicurativa. Viene dunque da pensare che, anche in questo caso, un intervento diretto dello Stato possa essere considerato legittimo, se finalizzato a tutelare gli investitori (garantendo loro la restituzione del capitale) e l’immagine complessiva del sistema assicurativo.

Un eventuale fallimento di Eurovita potrebbe invece creare un pericoloso precedente, minando la solidità del sistema e innescando un ritiro della liquidità investita nelle polizze.

Ivass: “rapporto tra riscatti e premi già in aumento nel 2022”

Per capire l’importanza di salvaguardare il sistema assicurativo italiano, riportiamo quanto indicato nell’ultimo Rapporto di Stabilità Finanziaria realizzato da Banca d’Italia con il contributo dell’IVASS, pubblicato lo scorso novembre.

Le compagnie italiane del settore vita sono maggiormente esposte, rispetto alla media europea, ai rischi di tensioni sulla liquidità dovuti alle estinzioni anticipate dei contratti, anche a causa dell’esiguità di vincoli e di disincentivi contrattuali in caso di riscatto”, afferma il report.

Da sottolineare inoltre che già nel 2022, e precisamente da febbraio, “il rapporto tra riscatti e premi delle assicurazioni italiane è aumentato, raggiungendo il 55 per cento in settembre, 9 punti percentuali in più nel confronto con l’anno precedente.”

Ivass rapporto riscatti premi

Tale incremento, spiega il rapporto, “deriva sia dalla flessione della raccolta premi, sia dalla crescita dei riscatti. Dall’indagine dell’Ivass sulle potenziali vulnerabilità del settore assicurativo è emerso che il fenomeno è dovuto in gran parte alle maggiori esigenze di liquidità dei contraenti generate dal contesto macroeconomico, ma anche a scelte di reinvestimento in nuovi prodotti finanziari e assicurativi”.

Alla luce di queste indicazioni, il mancato salvataggio di Eurovita potrebbe a maggior ragione rappresentare un autogol, rischiando di peggiorare una tendenza già in atto.