Oltre agli ultimi dati macro positivi pubblicati in Usa, ad aiutare il dollaro sono anche le speculazioni circa le prossime mosse (o l’assenza di queste) di Mario Draghi. Il fatto che a inizio settimana la Bce non abbia espresso ufficialmente preoccupazioni sulla forza dell’euro, salito martedì sopra 1,20 dollari ai massimi da gennaio 2015, ha contribuito all’indebolimento del dollaro.
Ma tutto è cambiato oggi, con i trader che dopo le indiscrezioni di Reuters nutrono dubbi sul fatto che le autorità di politica monetaria siano insensibili a un euro in rafforzamento. Secondo l’agenzia di stampa internazionale, infatti, la forza dell’euro sta in realtà innervosendo un numero sempre maggiore di membri del board. Sono indiscrezioni che stanno pesando sulle contrattazioni sul Forex e che hanno spinto l’euro ai minimi di seduta.
Gli ultimi numeri sull’inflazione relativi al mese di agosto – si tratta di stime preliminari – parlano di un incremento dei prezzi al consumo in Eurozona, trainato però soprattutto dal +4% su base annuale della componente volatile dell’energia. I prezzi al consumo fanno fatica a rimanere sopra una variazione positiva superiore all’1%, rimanendo ancora ben lontani dalla soglia obiettivo del 2% della Bce.
Il Pil Usa si è espanso del 3% nel secondo trimestre, più del 2,7% previsto dagli analisti. Questo numero, unito al rapporto ADP migliore delle attese sul settore privato del mercato del lavoro americano, ha avviato la rimonta del dollaro. Il cross euro dollaro ha perso più di una figura piena in meno di 24 ore, portandosi in area 1,19 dollari.