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Dopo Apple, quali società tecnologiche sfideranno le banche?

Ha fatto scalpore nel settore bancario e non solo la notizia del nuovo conto deposito di Apple, in collaborazione con Goldman Sachs, che rende il 4,15% l’anno. Il nuovo conto, per ora disponibile soltanto negli Usa e per clienti residenti in territorio americano, molto simile a un conto corrente, ma pensato più per il risparmio del denaro che non per il suo uso quotidiano. Disponibile insieme alla Apple Card, la carta di credito della big tech di Cupertino, il conto non richiede un deposito minimo ed è protetto dal Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), lo stesso ente che è stato protagonista del salvataggio dei depositi di Silicon Valley Bank. Ma quali saranno le conseguenze della mossa di Apple sulle banche e sulle altre società tecnologiche?

La mossa di Apple

Roberto Nicastro, presidente e cofondatore della banca per le pmi Banca AideXa e banchiere di lungo corso, non ha dubbi:

“Apple sta diventando sempre più l’incubo dei concorrenti per le banche e gli altri operatori finanziari, soprattutto negli Stati Uniti, non perché diventerà una banca (potrebbe non diventarlo mai), ma perché sta ridefinendo in modo radicale e innegabile l’attività bancaria al dettaglio così come la conosciamo, e forse sta trasformando la propria interfaccia bancaria per i clienti nel principale punto di accesso ai servizi bancari al dettaglio”. 

L’ha scritto ieri in un lungo articolo pubblicato sul suo profilo Linkedin. Nicastro spiega poi che con Apple Savings, “i consumatori troveranno più facile ottenere un tasso competitivo sui depositi in contanti, riducendo così uno dei flussi di profitto più significativi per le banche (i ribassi sui depositi)”.

Le conseguenze della mossa di Apple

Per Nicastro, presto altre Gafa (Google, Amazon, Facebook e Apple) faranno compagnia ad Apple, prima tra tutte Google/Android. “Con circa 3 miliardi di utenti in tutto il mondo, la piattaforma Android di Google presenta una base di clienti ancora più ampia (anche se in media meno ricca) di quella di Apple. Anche se ci sono segnali deboli da parte di Google, la mossa di Apple è stata sicuramente notata a Mountain View. E ci si può aspettare che anche i sistemi operativi mobili più piccoli si muovano”, prevede Nicastro.

Con quali conseguenze? “I consumatori sono chiaramente i vincitori a breve termine. […] La reazione delle banche storiche richiederà cambiamenti sostanziali nei modelli di business e nell’architettura tecnologica. Anche le fintech devono adattarsi al nuovo ambiente, eventualmente riposizionandosi o collaborando con altri attori di questo nuovo ecosistema”. Inoltre, utilizzando Apple Pay e Apple Tap to Pay per chiudere il circuito dei pagamenti in molte transazioni, “Apple potrebbe minacciare in modo significativo i vasti ricavi di Visa, Mastercard e PayPal (attualmente i maggiori operatori a livello mondiale per capitalizzazione di mercato nel retail banking)”. Ricordiamo che Mastercard è un partner importante per Apple Pay Later.  In questo contesto, le autorità di regolamentazione e i governi devono tuttavia darsi una mossa:

“Prendere nota, monitorare ed eventualmente reagire, poiché i rischi per la concorrenza nei servizi bancari al dettaglio e l’eccessiva concentrazione di potere derivante dalla quota di dati totali del cliente sono evidenti. […] Le autorità di regolamentazione e di vigilanza bancaria dovranno svolgere molti compiti a casa. Dovranno sviluppare una visione olistica della progressiva trasformazione del settore e tenere conto del nuovo ruolo di questi operatori non bancari molto potenti (e forse non regolamentati) e forse anche incoraggiare gli operatori storici a investire e a prepararsi a questa nuova e impegnativa evoluzione”.

I consigli di Nicastro alle banche

Secondo Nicastro, le banche al dettaglio già esistenti potrebbero cercare di contrastare la concorrenza di Apple attraverso:

  1. l’offerta di una proposta di valore unica grazie al bundling di prodotti, non facilmente replicabile da Apple, come quelli in cui il tocco umano è ancora molto prezioso (ad esempio i servizi di investimento) o che richiedono una licenza regolamentata (ad esempio lo scoperto con il conto corrente, i servizi di investimento legati al deposito di contanti, ecc.);
  2. la concentrazione su segmenti meno vulnerabili ad Apple/Google (ad esempio, clienti più anziani, meno sofisticati ma facoltosi, gestione patrimoniale, corporate banking);
  3. il miglioramento della user experience (UX) per i loro clienti su molti prodotti e soprattutto sul conto corrente, che rappresenta l’ancora della relazione.

Tutto questo richiederebbe investimenti e sforzi considerevoli per:

  • Semplificazione sostanziale del modello di business;
  • Evoluzione accelerata dei sistemi bancari di base verso un’architettura flessibile basata sul cloud che supporti meglio il nuovo modello di business e la UX;
  • Ampio rafforzamento delle competenze digitali;
  • Maggiori partnership con operatori fintech;
  • Taglio dei costi, per compensare una probabile diminuzione dei ricavi.