Economia

Di Maio rompe tabù dazi, Italia entra in guerra commerciale

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La svolta arriva all’assemblea di Confartigianato, che ha accolto con un applauso le parole del vice primo ministro, soprattutto quando queste si sono concentrate sulla riduzione del carico fiscale e sulle misure a favore delle piccole e medie imprese.

Il leader del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio prova a tenere così testa a Matteo Salvini, l’altro vice premier, nella battaglia di colpi di scena e dichiarazioni propagandistiche come se fossero in campagna elettorale e non in un’alleanza di governo.

“Se i dazi servono a proteggere i nostri prodotti è giusto parlarne. È un altro tabù da infrangere“, ha annunciato il ministro del Lavoro e Dello Sviluppo, che stavolta ha rubato la scena al leader della Lega, il quale stavolta ha evitato di affrontare tematiche che non sono prettamente di competenza del suo ministero, quello degli Interni.

Il no obbligato dell’Unione Europea

“Io non sono per l’isolamento. Ma come Italia, con un sistema produttivo così particolare, dei prodotti così unici, non dobbiamo avere paura di affrontare il tema dei dazi per proteggerci e questo non vuol dire isolarsi”. Con queste parole Di Maio chiede all’Europa di difendere maggiormente il prezioso Made in Italy.

Il problema per Di Maio e il governo giallo-verde, però, è che i trattati prevedono che gli accordi di politica commerciale non siano un’esclusiva dei governi, bensì ricadano sulle spalle europee. Alle dichiarazioni di Di Maio Bruxelles non ha dato una risposta ufficiale, ma è probabile che interverrebbe se il governo Conte dovesse forzare la mano.

L’Ue ha varato nei giorni scorsi delle contro misure alle manovre protezioniste di Donald Trump, nella forma di dazi, che ora potrebbero portare a una escalation della guerra commerciale – già in pieno corso tra Cina e Stati Uniti – anche tra Europa e America.

La politica commerciale comune è fondata su principi uniformi in particolare per quanto concerne le modificazioni tariffarie, la conclusione di accordi tariffari e commerciali relativi agli scambi di merci e servizi e per le misure di protezione commerciale.

Di Maio lancia il guanto di sfida all’Ue anche sulla crisi dei migranti, sottolineando che questo “è solo l’antipasto di quello che faremo per le imprese economiche”. Non solo con la guerra dei dazi ma anche con delle iniziative per combattere le spregiudicate delocalizzazioni delle grandi imprese.

Se ne parla nel “decreto dignità”, il primo atto legislativo del Governo Conte. Oltre alle sanzioni contro chi delocalizza, nella bozza del testo sono presenti anche riferimenti a un limite ai contratti a termine e lo stop alla pubblicità per il gioco d’azzardo.

Artigiani approvano la flat tax

Agli artigiani e alle piccole imprese quello che interessa più di ogni altra cosa è l’abbassamento delle tasse, che secondo i calcoli di Confartigianato gravano sui conti delle imprese 18,6 miliardi di euro l’anno in più rispetto alla media europea.

“Il tema delle tasse è cruciale, ben venga la flat tax“, fa sapere il presidente dell’associazione Giorgio Merletti, aggiungendo che un eventuale aumento dell’Iva non deve essere visto come la fine del mondo. Per una riforma del fisco è difficile che si facciano  passi in avanti prima del 2019, tuttavia.

Un altro capitolo caro al MoVimento 5 Stelle, quello del reddito cosiddetto di cittadinanza, ma che poi è un reddito minimo garantito, verrà invece probabilmente affrontato prima. Di Maio conferma di voler agire presto, idealmente già a partire da quest’anno e che resta “per me la priorità più grande”.

“La lotta alla burocrazia e la lotta alla povertà decideranno il futuro di questo governo”, dice. Il problema è che perché vedano la luce le due misure simbolo di Lega e M5S, la dual tax (come è meglio chiamare la riforma, visto che le aliquote sono due e non una come invece prevede una vera flat tax) e il reddito minimo, bisognerà aspettare. Vanno ottenute concessioni da Bruxelles se si vogliono misure in deficit, oppure sono richiesti mezzi miracoli nel recuperare risorse che ancora non ci sono.

Le due iniziative sono anche le più costose del programma di governo e il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha cercato in più occasioni di dare prova di realismo. Nel 2018 si può pensare solo ed esclusivamente a misure a costo zero, ha detto di recente il professore. Per tutto il resto se ne riparlerà l’anno prossimo.