Economia

Def: “rischi rilevanti”, ma PIL 0,2% “verosimile”. Bocciata flat tax

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Il raggiungimento degli obiettivi indicati nel Documento di Economia e Finanza del governo “richiederà l’individuazione di coperture di notevole entità, nel caso si voglia evitare l’attivazione delle clausole di salvaguardia, aumentare la spesa per investimenti pubblici, avviare con un percorso di riforma del sistema tributario una graduale riduzione della pressione fiscale, rafforzare gli incentivi all’investimento e all’innovazione”.

Lo ha affermato Eugenio Gaiotti, capo economista del Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia in audizione sul Def 2019 presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. Nella stessa audizione l’associazione Svimez ha bocciato la proposta di flat tax, osservando che “non sarebbe in grado di corrispondere al necessario rilancio della domanda interna”.

Bankitalia: qualche segnale favorevole nel primo trimestre

“Lo scenario macroeconomico presentato nel Def tiene conto in modo realistico della congiuntura ed è complessivamente condivisibile”, secondo il capo economista del Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia. Tuttavia “esso è soggetto a rischi rilevanti, che possono provenire da un peggioramento del contesto globale e da un più accentuato deterioramento della fiducia delle imprese”.

“Queste misure, se non compensate da razionalizzazioni di altri programmi di spesa e da effettivi risultati nel contrasto all`evasione – ha aggiunto – condurrebbero ad aumenti del disavanzo non compatibili con l’avvio di un credibile percorso di riduzione duratura del peso del debito“.

“La fase di debolezza dell;’economia si protrae da alcuni trimestri in Italia e nell’area dell’euro. Nel nostro paese le informazioni più recenti danno qualche segnale favorevole sulla crescita nel primo trimestre, che potrebbe essere tornata positiva, ma molti indicatori restano ancora deboli”.

Istat: tasse imprese calano del 2,2%

Toni più rassicuranti sono stati invece quelli usati da Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat. “La stima della crescita del Pil contenuta nel quadro programmatico per il 2019 (+0,2%) appare verosimile”, secondo il presidente dell’Istat.

Intervenuto a sua volta in audizione al Senato presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato, Blangiardo ha spiegato che “rispetto al quadro macroeconomico, gli ultimi dati disponibili, presentati dopo la chiusura del Def, mostrano che, seppure in un quadro caratterizzato da notevoli incertezze, il recupero dell’attività industriale di inizio anno influenza in misura rilevante il quadro macroeconomico del primo trimestre dell’anno”.

Nel periodo preso in esame, i primi tre mesi del 2019, è pertanto verosimile e lecito, secondo il numero uno dell’Istat, aspettarsi “un miglioramento dei livelli complessivi dell’attività economica rispetto a quelli di fine 2018, con effetti positivi anche sulla performance economica media annua del 2019″.

Blangiardo dà di fatto ragione al governo, ponendo inoltre l’accento sulla diminuzione del carico fiscale sulle aziende. “Rispetto alla necessità di rilanciare gli investimenti i provvedimenti simulati riferiti al ripristino dei super-ammortamenti e alle modifiche della Mini-Ires sono attesi generare una riduzione del prelievo fiscale per le imprese pari a 2,2 punti percentuali”, ha affermato Blangiardo, secondo cui la riduzione Ires risulta maggiore per l’industria, soprattutto nei settori a medio-bassa intensità tecnologica (-2,9%), per le imprese di medie dimensioni e le multinazionali.

Def, dati macro contrastanti a inizio 2019

“Sotto l’ipotesi che l’aumento del deflatore dei consumi privati tra il 2019 e il 2020 indicato nel quadro programmatico del DEF sia interamente attribuibile all’introduzione delle nuove aliquote”. Secondo Blangiardo, la variazione di 1,3 punti percentuali è compatibile con una percentuale di traslazione compresa tra il 60 e il 70%.

Gli ultimi dati macro italiani sono stati contrastati dal punto di vista congiunturale. A febbraio per esempio la produzione industriale, al netto dei fattori stagionali, è risultata in ulteriore recupero con un +0,8% congiunturale e su base annua. È stato un dei migliori dati in Europa.

Da parte sua l’occupazione ha mostrato, nello stesso mese, deboli segnali di rallentamento rispetto a gennaio (-0,1%), mantenendo, comunque, nel confronto annuo un andamento positivo (+0,5%).

Il clima di fiducia di imprese e famiglie ha registrato, nel mese di marzo, una dinamica contrastata. La fiducia delle famiglie è calata dell’1,1% congiunturale, mentre il sentiment delle imprese è tornato a crescere, con un +1,0% rispetto al mese precedente (anche se il tendenziale rimane fortemente negativo con -6,3%).

Sulla base di questi numeri, nel mese in corso si può stimare, secondo i calcoli di Confcommercio, una variazione congiunturale nulla del Pil mensile, e una decrescita dello 0,2% rispetto allo stesso mese del 2018.

Bankitalia: incertezze debito e dubbi su piano privatizzazioni

L’andamento delle variabili che determinano una riduzione del debito pubblico “è soggetto a elevata incertezza. Qualora una di esse risultasse, anche di poco, meno favorevole di quanto atteso dal governo la riduzione del debito nel prossimo triennio sarebbe a rischio”. È l’opinione di Gaiotti, il quale ricorda che l’evoluzione del rapporto fra debito e prodotto dipende dalla differenza tra l’onere medio e la crescita dell’economia, dalla dimensione dell`avanzo primario e dagli incassi dalle operazioni di finanza straordinaria.

In particolare, Gaiotti che sottolineato che “gli incassi derivanti da privatizzazioni per un punto percentuale del prodotto (circa 18 miliardi)” sono “un obiettivo superiore ai risultati conseguiti negli ultimi anni”. Nel 2018, ha aggiunto, “non sono stati realizzati proventi da privatizzazioni.

Nell’ultimo quinquennio gli introiti della vendita di partecipazioni sono stati in media pari a circa 0,1 punti percentuali del Pil, “risultando sistematicamente inferiori a quelli programmati“.