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Da “Italia che lavora” a “Grande Italia”. Berlusconi pensa a 7 marchi post-Pdl

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Roma – Silvio Berlusconi si ritira dalla politica. Il PdL farà le primarie per sancire la nuova leadership di Angelino Alfano. Il presidente è stanco e vuole ritagliarsi un ruolo da padre nobile del centrodestra italiano. Dentro al partito del predellino, tranne pochi pasdaran, in questi mesi quasi tutti avevano venduto la pelle dell’anziano leader con troppa fretta.

Mentre quelli parlavano coi giornali per accreditarsi come eredi, infatti, il Cavaliere si dedicava con acribia alla registrazione di nuovi marchi elettorali con cui sostituire la bad company del Pdl. Questa scoperta la dobbiamo ad un blogger: tra luglio e novembre, l’ex premier ha depositato una serie di nomi di partito all’Uami, l’ufficio per la registrazione dei marchi, disegni e modelli dell’Unione europea.

A luglio, per dire, impazzava lo spread e sui giornali di venerdì 20 si leggeva della “tentazione di Silvio Berlusconi: staccare la spina a Monti”. Si fosse concesso di cedere anche a questa tentazione, il padrone di Mediaset avrebbe già avuto pronto un bel nome per il suo partito: mercoledì 18, infatti, aveva registrato i nomi Grande Italia e Grandeitalia, che uno non sa mai quanto sarà grande il simbolo sulla scheda.

Stessa cosa succede a fine ottobre. I giudici di Milano condannano pesantemente Berlusconi nel processo Mediaset e quello, all’indomani, si sfoga a Villa Gernetto attaccando “la dittatura dei magistrati” e minacciando di “ritirare la fiducia all’esecutivo” che condanna l’Italia ad una “spirale recessiva”. Anche in questo caso la sparata di Berlusconi segue una pratica avviata all’Uami: il 23 ottobre, infatti, registra i nomi L’Italia che lavora e Italia che lavora.

E siamo a novembre, circa dieci giorni fa per la precisione. Il Pdl chiede a gran voce l’election day a febbraio: se no, anche stavolta, togliamo la fiducia al governo. E’ sicuramente un caso, ma pure stavolta il buon Silvio era passato all’ufficio marchi e brevetti pochi giorni prima, l’8 novembre e stavolta ha fatto le cose in grande: s’è annesso ogni definizione possibile di centrodestra, non si sa se per chiarire le cose a se stesso o a chiunque altro abbia intenzione di occupare quello spazio dell’immaginario.

Ecco i nomi: Il centrodestra italiano, Ilcentrodestraitaliano, Centro destra italiano, Centrodestra italiano, Il Centro Destra Italiano. Manca, effettivamente, Italiano Destra Centro, ma è un nome che dai sondaggi effettuati risulta poco attraente per gli elettori.

Non si tratta, con ogni probabilità, del nome del nuovo partito che il Cavaliere dovrebbe annunciare a breve, ma intanto dimostra quanto peso abbiano avuto il giovane Alfano e i suoi interessati sostenitori nella storia del centrodestra italiano, se si può ancora scrivere, e magari chiarisce quanto poco interessino a Berlusconi gli appelli del tipo “rinnova con noi il Pdl”. Lui non rinnova, crea (dopo aver registrato il marchio, ovviamente).

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