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Carlyle Group: “volatilità mercati non è la fine del mondo”

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La volatilità di mercato non è la fine del mondo, bensì è semplicemente il segnale che le aspettative degli investitori stanno cambiando. Lo ha dichiarato Glenn Youngkin, co-chief executive officer della società di investimenti Carlyle Group, secondo cui non bisogna quindi avere paura del nervosismo e dell’incremento della volatilità.

“Questa volatilità non è la fine del mondo, è soltanto una volatilità fisiologica dovuta al fatto che la gente sta risettando le proprie aspettative”, ha detto Youngkin all’emittente Usa CNBC. Ieri i mercati azionari americani hanno subito perdite pesanti a causa di un ripiegamento impressionante del settore tecnologico.

Il Dow Jones ha ceduto 602 punti e il Nasdaq ha chiuso a meno 2,8%. Le azioni Apple hanno lasciato sul campo cinque punti percentuali. Il dollaro americano si è rafforzato sul Forex, issandosi sui massimi di 18 mesi e questo – unito alle turbolenze legate alla guerra commerciale sino americana – rischia di compromettere le vendite di prodotti hi-tech da parte delle multinazionali del settore.

Quanto alla situazione economica, secondo il manager non è l’economia che sta rallentando è il tasso di crescita che sta subendo una frenata. I trader iniziano a realizzare, secondo Youngkin, che “i prezzi di Borsa sono saliti troppo, oltre i livelli su cui dovrebbero essere”.

“Negli ultimi 12-18 mesi la maggior parte delle persone pensava che l’economia sarebbe cresciuta fino al cielo e improvvisamente abbiamo assistito a questo rallentamento assolutamente naturale della crescita – non si tratta di una paralisi – e i mercati si stanno adeguando di conseguenza”.

Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale di ottobre sono per un’espansione del PIl del 2,5% nel 2019. Secondo le stime Carlyle Group la crescita degli Stati Uniti potrebbe anche arrivare al 3%. Una tale attività sarebbe positiva per settori come quello tecnologico “la cui domanda dipende principalmente dalla fiducia dei consumatori“.