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Crisi Zimbabwe: dopo 37 anni al potere Mugabe si dimette, Borsa crolla -35%

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Un boato di gioia in Parlamento e gente incredula in piazza a festeggiare l’annuncio a sorpresa delle dimissioni di Robert Mugabe, il 93enne presidente dello Zimbabwe, il più anziano capo di Stato del mondo di un paese in cui la vera emergenza è la pesante crisi economica. Ma sui mercati non c’è tempo per l’euforia: il listino azionario principale è arrivato a cedere anche il -35% (vedi grafico).

Il paese da potenzialmente ricco, con miniere di diamanti e terreni fertili, è diventato uno dei più poveri dell’Africa con un tasso di disoccupazione al 95%. Una situazione in cui Mugabe è passato da simbolo dei nazionalismo africano nella lotta contro il colonialismo a dittatore violento che  iniziò una repressione militare contro l’opposizione. Da qui le sanzioni internazionali scattate per i gravi violazioni dei diritti umani che misero in ginocchio un’economia, già provata da corruzione e da disastrosa riforma agraria voluta dal presidente che nel 2000 confiscò le grandi proprietà terriere a centinaia di proprietari bianchi. Lo Zimbabwe cadde in una profonda recessione che spinse Mugabe a stampare soldi ma l’inflazione toccò livelli incredibili arrivando ad ottobre del 2008 ad un tasso di 231 milioni per cento tanto che oggi in Zimbabwe non esiste una valuta locale, ma si usa il dollaro americano.

Il Parlamento ha iniziato una lotta interna per il controllo del partito di maggioranza ma da qui è scontro tra l’esercito che appoggiava il braccio destro di Mugabe e una fazione che invece voleva andasse al potere la moglie di Miugabe, Grace.  Dopo il soft colpo di Stato, Mugabe non si è mosso dalla sua poltrona fino a quando però è arrivata la mozione di sfiducia per impeachment in Parlamento, poi interrotta una volta arrivata la lettera di dimissioni di Mugabe stesso.

Le nuove elezioni si terranno il prossimo aprile 2018 e finora il governo sarà guidato ad interim dal vice presidente Emmerson Mnangawa.