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Crescita e investimenti: Renzi e Juncker d’accordo su un patto da 300 miliardi

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ROMA (WSI) – L’Unione Europea e l’Italia stanno lavorando insieme per un patto da 300 miliardi che stimoli gli investimenti e rilanci la crescita. Nei prossimi giorni verranno definiti i criteri di ripartizione degli investimenti e delle opere, nonché le modalità di finanziamento.

Jean-Claude Juncker e Matteo Renzi sembrano finalmente essere sulla stessa linea. Sul capitolo delle opere da finanziare, l’Italia si è già espressa indicando, attraverso il ministero dell’Economia, l’elenco dei progetti – sono oltre duemila – dal valore di 40 miliardi.

Secondo i media italiani ora si procederà usando le risorse disponibili, cercando al contempo di sfruttare la leva cruciale che può offrire la Banca europea degli investimenti nel reperire nuove risorse.

Nel vertice dei ministri delle Finanze europei di settembre, l’Ecofin ha concentrato i suoi sforzi sul piano dei project bond, titoli a reddito fisso emessi da aziende che sono impegnate in progetti infrastrutturali.

Come spiega Marco Conti su Il Messaggero, “La Bei dovrebbe quindi fornire la leva e gli stati dovrebbero attrezzarsi nel reperire capitali privati per realizzare l’opera. Un meccanismo non nuovo, ma che rischia di incontrare le difficoltà di sempre se, oltre, o in alternativa, ai privati, è previsto un intervento di capitale pubblico”.

È il punto su cui punta Renzi. Non tenere conto degli investimenti nei calcoli del debito, per lo meno sul breve e medio termine in modo da lasciare tempo all’opera di entrare in funzione e al governo di tornare a crescere.

L’idea ha delle potenzialità e il neo presidente della Commissione Europea e il leader italiano hanno probabilmente intavolato le prime trattative in merito. Un patto per la crescita su cui Renzi può veramente sperare, forte anche dell’alto numero di eurodeputati che fa dell’Italia il secondo gruppo del Parlamento europeo.

Roma è anche il secondo paese contributore netto della Ue dopo la Germania. “Spostare la rotta dell’Europa verso la crescita – scrive il giornale torinese – è per Renzi l’obiettivo principale senza il quale nel 2015 rischia di ritrovarsi ancora con il segno meno davanti alla crescita”.

Senza lo scomputo degli investimenti dal debito, l’effetto sulla crescita del piano da 300 miliardi avrebbe un impatto limitato e l’italia, farebbe fatica a ridurre i livelli ingenti di debito pubblico e rifinanziarsi sui mercati, finché non ci sarà il segno più alla voce Prodotto interno lordo.

“Renzi è convinto di riuscire a vincere le resistenze dei falchi del rigore e ad utilizzare la leva pubblica necessaria non tanto per ridurre i costi quanto per garantire i rischi”.

Ma è la mancanza di fiducia, non la liquidità, il problema principale di Roma, che fa tuttora fatica a convincere i privati ad investire. “È anche per questo che la Cassa depositi e prestiti ha lavorato con il ministero dell’Economia nella definizione dell’elenco degli oltre duemila progetti inviati a Bruxelles”.

Il summit del G20 a Brisbane ha confortato Renzi, “sollecitando l’Europa a riprendere la strada della crescita anche se le tensioni con Putin (che ieri ha disertato il pranzo finale) rischiano di complicare il già fragile tessuto economico italiano”.

Allo stesso tempo, il G20 si è chiuso aprendo la strada a misure che, secondo il prospetto dei grandi del mondo, “faranno crescere di oltre 2.000 miliardi di dollari il Pil mondiale, l’obiettivo è una crescita del 2,1% entro il 2018, e creeranno milioni di posti di lavoro”.

(DaC)