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Come investono i clienti private?

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“I portafogli dei clienti private sono meno rischiosi di quelli delle famiglie italiane, in quanto sono più diversificati. Dato che questa tipologia clienti ha un maggiore patrimonio, può essere allocato più sul lungo periodo”. Così Andrea Ragaini, presidente di Aipb (Associazione Italiana Private Banking), alla conferenza stampa dell’associazione che rappresenta 38 distributori (banche e sim), 30 asset manager, assicurazioni,  20 studi professionali e di consulenza, che forniscono servizi al private banking. L’affermazione di Ragaini è dimostrata chiaramente dai grafici sotto, che confrontano il portafoglio medio delle famiglie servite dal private banking (ossia i clienti con patrimonio superiore a 500 mila euro) con quello medio delle famiglie italiane. Da segnalare la maggiore quota di liquidità delle famiglie: oltre il doppio dell’allocazione del 15,1% dei clienti private.

La conferenza stampa di Aipb è stata l’occasione per presentare il 18mo Annuario Generale Private Banking 2022 e l’outlook 2023, che è una sintesi delle prospettive di 16 asset manager associati ad Aipb.

L’outlook 2023

Secondo i diversi outlook, le sfide per gli investimenti nel 2023 sono il rallentamento economico, la guerra, l’inflazione e le strette monetarie. Sono gli stessi rischi emersi negli outlook 2022, eccetto la guerra, che potrebbe fare da ulteriore catalizzatore dei mercati, avverte Ragaini. Gli altri temi che influenzeranno mercati sono l’incertezza sul coronavirus, le relazioni Usa-Cina, le tensioni tra gli Stati, la deglobalizzazione. Le previsioni delle sintesi degli outlook sono simili a quelle del Fmi:

  • Crescita mondiale: 1,8%
  • Crescita Italia: 0,4%
  • Crescita Usa: 0,4%
  • Crescita Europa: 0,1%
  • Crescita Cina: 4,4%

“I gestori si attendono un rallentamento della crescita globale , ma non un una recessione, per cui sono più ottimisti rispetto a 3 mesi fa. E’ vista più probabile una lieve recessione in Europa, ancora meno marcata in Usa”, sottolinea il presidente di Aipb. Tutti gli operatori dicono che il picco d’inflazione globale è alle spalle. Vi sono diverse opinioni sulla sua evoluzione nel 2023. Per il 20% degli operatori ci sarà una forte caduta, per il 27% continuerà a scendere ma resterà lontana dai target, mentre il restante 53% è convinto che le banche centrali si accontenteranno di un’inflazione strutturalmente più elevata (sopra il 2%). Gli esperti si aspettano tassi ancora in crescita nella prima metà del 2023, con picchi del 5-5,5% per la Fed e del 3,3-4% per la Bce. Uno su cinque non vede un taglio dei tassi prima del 2024.

Le asset class del 2023 per i clienti private

Alla luce di ciò, i 16 gestori associati ad Aipb prevedono che quest’anno l’obbligazionario tornerà in auge, con un forte interesse verso i titoli investment grade e governativi. Nel medio termine, ossia nel 2024, torneranno interessanti i bond high yield. I tassi sono saliti, per cui il premio per l’illiquidita è meno percepito, ma resta il focus sui private market, soprattutto infrastrutture e private debt. Culturalmente il cliente italiano è abituato alla liquidabilità giornaliera, poi serve la formazione per capirli.

Ma per un cliente private, è meglio investire in azioni Tesla o nei private market? “Tesla è conosciuta a differenza dei private market ed è acquistabile, ma bisogna sempre tenere presente la diversificazione, per cui l’esposizione a una singola azione non deve superare  2% del portafoglio. I private asset vanno spiegati e raccontati e in tal senso va fatta una grande formazione sul tema, perché il consulente deve conoscere i private market per poi raccontarli in modo semplice. A mio avviso sono meglio i private market di Tesla ma bisogna sapere cosa si compra ed essere coerente con i propri obiettivi di investimento. Come Aipb riteniamo che i private asset debbano essere presenti in tutti i portafogli, con una quota del 10-20%“.

I gestori si aspettano che il dollaro scenderà rispetto all’euro, per cui è da sottopesare in portafoglio. Per quanto riguarda le altre valute, la view è neutrale. La visione sulle materie prime è frammentata; le principali incertezze si legano alla riduzione delle misure anti-Covid in Cina e all’evolversi della crisi energetica europea. Ragaini ha precisato che secondo Aipb, l’oro fisico dovrebbe sempre essere nel portafoglio del cliente private perché gli dà equilibrio, è un bene rifugio ed è decorrelato dal mercato. Inoltre, l’Italia è la patria della numismatica.

E le criptovalute vanno messe in portafoglio? Per Aipb non sono un’asset class e neppure uno strumento d’investimento, precisa Ragaini. “Le consideriamo una valuta, ma il private banking non le inserisce nell’asset allocation. Inoltre, le criptovalute sono un’asset troppo volatile, con rendimenti a doppia cifra, per cui non rientrano nel perimetro della consulenza. I digital asset invece riscuotono l’attenzione nel private banking, per cui ad esempio con la digitalizzazione di un palazzo si può comprare una sua quota tramite blockchain, per cui all’acquirente sarà riconosciuta una percentuale sugli affitti.

A livello di aree geografiche, il giudizio maggiormente positivo è su Cina e paesi emergenti (Asia con India e Indonesia, America Latina con Brasile, Messico e Colombia). A livello settoriale, i giudizi particolarmente positivi su infrastrutture, energia, healthcare e tecnologia. Vi è insomma un’attenzione per i temi di lungo periodo, dove gli investimenti continueranno a crescere. Non è da prediligere il settore finanziario, che ha corso già molto.

La mappatura degli outlook evidenzia, infine, che un fattore determinante per la costruzione di una strategia d’investimento sta nell’individuare in anticipo i potenziali cambiamenti strutturali nell’economia mondiale, investendo nelle trasformazioni in corso che influenzano trasversalmente geografie, settori e tutti gli aspetti dell’economia. Tra questi megatrend d’investimento troviamo l’andamento demografico e i cambiamenti sociali, la deglobalizzazione e il cambiamento degli equilibri economici, il cambiamento climatico, la transizione energetica e quella tecnologica.

Stop alle retrocessioni: la posizione di Aipb

Interpellato sul possibile stop alle retrocessioni pagate ai consulenti, Ragaini ha affermato:

“L’industria fa consulenza e tale servizio va remunerato. La retrocessione è una delle modalità per esprimere il prezzo della consulenza. L’Italia può rivendicare di essere più trasparente di altri pesi, come ad esempio Francia. Oggi gli inducement nel nostro paese sono raccontati in modo trasparente da Consob grazie a un report annuale ad hoc. Possono esservi altre forme per far pagare il servizio, come la consulenza a parcella. Ma è sbagliato vietare alcune forme di pagamento, come ha già detto Aipb in consultazione europea. Siamo disponibili a essere più trasparenti sul tema retrocessioni, ma è scorretto limitare il mercato in nome della tutela del cliente, che deve essere messo nelle condizioni di scegliere e di capire”.