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Catalogna, Spagna schiera 16.000 poliziotti anti sommossa per prevenire ribellione

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Il governo della Spagna ha assoldato delle navi e dei traghetti espressamente per raggruppare il più massiccio raggruppamento di forze di polizia possibile nei porti della Catalogna. Le imbarcazioni nel porto di Barcellona serviranno per ospitare 16mila poliziotti dispiegati per assicurare che venga mantenuto l’ordine nella regione ribelle e garantire che il referendum sull’indipendenza della Catalogna, giudicato incostituzionale da Madrid, non si tenga il primo ottobre.

Il ministero dell’Interno spagnolo ha chiesto alle autorità portuali della Catalogna di fornire un ormeggio per le navi fino al tre ottobre, due giorni dopo il voto previsto sull’indipendenza della regione autonoma, dicendo che è una “questione statale”. Lo ha riferito contattata per telefono dai media una portavoce del porto di Barcellona.

Un’imbarcazione battezzata “Rapsodia” ha attraccato nella città portuale alle 9.40 del mattino giovedì 21 settembre. L’obiettivo è quello di arrivare ad ammassare sul posto 16.000 poliziotti anti sommossa e altri funzionari delle forze di sicurezza per impedire un’eventuale escalation delle proteste in vista del referendum di domenica primo ottobre, secondo quanto riportato dal quotidiano El Correo sul suo sito.

Il numero sarebbe così superiore a quello impiegato dalle forze di polizia della Catalogna, “Mossos d’Esquadra”, che lavorano per il governo centrale spagnolo e per l’amministrazione locale della Catalogna. Ieri la Spagna ha eseguito 22 perquisizioni e arrestato 14 funzionari regionali, compreso il segretario generale catalano degli Affari Economici Josep Maria Jové.

Indipendenza Catalogna
Sostenitori dell’indipendenza della Catalogna protestano davanti alla sede del ministero dell’Economia del governo regionale. Il governo spagnolo ha detto che il referendum previsto il primo ottobre non si farà (Foto di LLUIS GENE/AFP/Getty Images)

I raid condotti dalle forze dell’ordine hanno fatto crescere le tensioni tra la Spagna e le autorità separatiste della Catalogna meno di due settimane prima del voto popolare che il governo di Madrid ha minacciato di cancellare. Per la prima volta i leader della Catalogna hanno riconosciuto che i piani per indire il referendum sull’indipendenza sono ora in forse e il presidente Carles Puigdemont ha denunciato un attacco all’autonomia della regione e una sospensione delle libertà della stessa.

Gli arresti sono stati una sorpresa, ma centinaia di sindaci e altri alti funzionari della Catalogna sono stati avvertiti del fatto che sarebbero stati perseguiti legalmente se avessero continuato a fare campagna per il referendum violando le leggi della Spagna.

Catalogna, Ue prende le difese di Madrid: “Spagna forte e unita”

Anche l’Unione Europea è intervenuta sulla questione delicata, schierandosi dalla parte di Madrid. La portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas ha ribadito che Bruxelles “rispetta l’ordine costituzionale della Spagna come con tutti gli stati membri ed è in seno a questo che tutte queste questioni dovranno o potranno essere affrontate”.

“In un momento in cui lo spirito di unità e di solidarietà devono più che mai guidarci nel rilancio del progetto europeo – ha fatto sapere un portavoce del ministero degli Esteri della Francia – le autorità francesi ricordano il loro legame a una Spagna forte e unita”.

Centinaia di sostenitori dell’indipendenza della Catalogna sono scesi in strada a Barcellona per protestare contro il governo centrale spagnolo. Jordi Sanchez, il leader di una delle associazioni separatiste più importanti della Catalogna, ha lanciato un appello su Twitter perché i catalani oppongano una “resistenza pacifica” e che si facciano valere per “difendere le nostre istituzioni”.

Secondo i sondaggi, il 40% dei catalani è favore dell’indipendenza della Catalogna ma la stragrande maggioranza dei cittadini della regione a statuto speciale vorrebbe che il referendum si svolgesse. “È ovvio che non saremo in grado di votare come avremmo voluto”, ha detto all’emittente locale TV3 Oriol Junqueras, ministro dell’Economia e vice presidente della Catalogna. “Hanno cambiato le regole in corso d’opera”.

Junqueras è convinto che gli elettori si presenteranno numerosi nonostante tutto. Non è ancora chiaro se le operazioni della polizia saranno sufficienti a prevenire che il voto venga svolto o se invece avranno l’effetto boomerang di favorire la campagna per la secessione della Catalogna dalla Spagna, la quarta potenza economica dell’Eurozona.

Vice presidente Catalogna Oriol Junqueras ha lanciato un appello per protestare pacificamente e difendere le istituzioni della Catalogna
Il vice presidente del governo della Catalogna e capo dell’Economia Oriol Junqueras (Foto di LLUIS GENE/AFP/Getty Images)