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Borse nervose più per Fed e inversione curva che per la Bce

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L’ultima ricerca degli analisti di Deutsche Bank dice che la curva dei rendimenti obbligazionari Usa si invertirà nel 2019. Sarebbe l’effetto dei quattro rialzi dei tassi che la Fed si appresta ad apportare quest’anno. Se tante saranno le strette monetarie, tuttavia, la curva – che si sta progressivamente appiattendo nel 2018 – potrebbe invertirsi anche prima di quella data. Stando alle previsioni di CME Fedwatch, alla luce degli ultimi dati macro i sono quasi una possibilità su due (49%) che la banca centrale americana alzerà il costo del denaro almeno quattro volte.

Quanto alla Bce, nel meeting odierno difficilmente ci sono da aspettarsi fuochi d’artificio. La conferenza stampa di Mario Draghi sarà incentrata sul tentativo di sminuire gli ultimi dati deludenti sulla ripresa economica dell’area euro, in particolare quella dei paesi dell’area periferica. Draghi farà quasi certamente presente che in linea generale i rischi per la crescita sono per lo più “bilanciati”. L’impressione che si sono fatti gli analisti e i commentatori di mercato è che nelle riunioni di giugno e luglio il momento sarà più propizio per un eventuale cambio di strategia. Un riferimento verrà fatto anche ai tassi di cambio e all’euro, che dopo un rafforzamento nei confronti di franco svizzero e dollaro Usa, nelle ultime sedute sta cedendo il passo sul biglietto verde, il quale viene favorito dall’incremento dei tassi di interesse Usa su tutta la curva delle scadenze. I Bond decennali hanno oltrepassato la soglia spartiacque del 3% mentre il titolo a due anni rende ormai quasi il 2,5%, complicando non poco le cose per l’azionario.