Dopo che Apple ha annunciato che grazie alle misure introdotte con la maxi riforma fiscale di Trump rimpatrierà i capitali all’estero pagando una tassa da 38 miliardi e che investirà centinaia di miliardi nell’economia, creando 20mila posti di lavoro, è partita una pioggia di vendite sui Bond americani. Sul Forex il dollaro statunitense, che attraversa un periodo difficile, ha invece recuperato terreno, mentre l’oro ha perso quota (vedi grafico).
Secondo lo strategist Matthew Hornbach di Morgan Stanley, il fattore scatenante del selloff dei Treasuries a 7 e 10 anni è proprio la notizia riguardante il colosso di Cupertino. L’idea del mercato è che per poter pagare la tassa salata al fisco Usa, Apple si vedrà costrette a cedere alcuni dei Treasuries e corporate bond in suo possesso. La reazione dei mercati lascia perplessi gli analisti, tuttavia. “Non riteniamo che il selloff sia giustificato dalle notizie uscite nelle ultime ore, dal momento che i titoli obbligazionari in mano a Apple hanno scadenze a breve e sono concentrati nei bond societari” e non governativi.

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Avvio in progresso, sebbene senza troppo slancio, per Piazza Affari (+0,2%). Poco mossa Londra, in rialzo dello 0,4% Parigi e Francoforte. Tra i singoli titoli italiani Campari cede 1,64% dopo il downgrade a ‘hold’ di Deutsche Bank che però porta il target price a 6,9 da 6,5 euro. In denaro Stm (+1,48%) dopo che Societe Generale ha assegnato ‘buy’ al titolo.
A due velocità il settore bancario, con le due big Unicredit e Intesa Sanpaolo che avanzano senza troppa spinta, mentre Banco BPM – che cederà la banca depositaria – cede lo 0,4% circa e Pop Emilia lo 0,81%. Va ancora peggio a Creval (-1,62%). Un discorso a parte merita invece Banca Carige, il cui titolo guadagna più di un punto percentuale a quota 0,0094 euro. Come sottolinea Reuters “prosegue la marcia di avvicinamento verso la soglia di 0,01 euro, prezzo di sottoscrizione del recente aumento di capitale”.
Avvio in progresso, sebbene senza troppo slancio, per Piazza Affari (+0,2%). Poco mossa Londra, in rialzo dello 0,4% Parigi e Francoforte. Tra i singoli titoli italiani Campari cede 1,64% dopo il downgrade a ‘hold’ di Deutsche Bank che però porta il target price a 6,9 da 6,5 euro. In denaro Stm (+1,48%) dopo che Societe Generale ha assegnato ‘buy’ al titolo.
A due velocità il settore bancario, con le due big Unicredit e Intesa Sanpaolo che avanzano senza troppa spinta, mentre Banco BPM – che cederà la banca depositaria – cede lo 0,4% circa e Pop Emilia lo 0,81%. Va ancora peggio a Creval (-1,62%). Un discorso a parte merita invece Banca Carige, il cui titolo guadagna più di un punto percentuale a quota 0,0094 euro. Come sottolinea Reuters “prosegue la marcia di avvicinamento verso la soglia di 0,01 euro, prezzo di sottoscrizione del recente aumento di capitale”.
Gli Stati Uniti hanno presentato il numero di nuove domande di disoccupazione minore degli ultimi 45 anni la settimana scorsa. Il calo tuttavia, più intenso delle previsioni, potrebbe dipingere un quadro più roseo del mercato del lavoro americano dal momento che i dati di ben sette stati si basano su stime. I nuovi sussidi sono scesi di 41 mila unità a un valore allineato ai fattori stagionali pari a 220 mila nella settimana conclusasi il 13 gennaio. Si tratta del livello più basso da febbraio 1973. È anche la 150esima settimana di fila che i sussidi rimangono sotto la soglia di 300 mila, la striscia più lunga dal 1970.
Il Dipartimento del Lavoro Usa ha comunicato inoltre che le richieste di indennità di disoccupazione della settimana precedente sono state lasciate invariate, senza revisioni. Gli economisti interpellati da Reuters si aspettavano in media una discesa a quota 250 mila sussidi di disoccupazione, con gli analisti che citano le difficoltà incontrate ad adeguare i dati alle oscillazioni stagionali per via di elementi come meteo e date delle festività. La media a quattro settimane, considerata un valore meno volatile e quindi più affidabile, è calata di 6.250 domande a 244.500. Il mercato del lavoro americano è vicino alla piena occupazione, con un tasso di disoccupazione che si attesta sui minimi di 17 anni al 4,1%.
Complici accantonamenti legati alla nuova riforma fiscale Usa, Morgan Stanley ha chiuso il trimestre con un utile trimestrale in calo di quasi il 60%. Ma la performance positiva della divisione di wealth management ha consentito ai profitti adjusted di fare meglio delle stime degli analisti, nonostante il calo dei ricavi provenienti dalle attività di trading.
La ripresa del mercato immobiliare Usa subisce una improvvisa e inaspettata battuta d’arresto. I nuovi cantieri edili sono calati dell’8,2% su base mensile negli Stati Uniti. Il dato di dicembre è risultato cinque volte peggiore delle previsioni. Si tratta inoltre della variazione negativa più accentuata da novembre di due anni fa. I numeri del mese precedente relativi sempre ai cantieri edili sono stati rivisti al ribasso. Su base annua la flessione è stata del 6%.
Continua il momento no del sondaggio sull’outlook della crescita delle attività aziendali misurato dalla Fed di Philadelphia. Dopo aver raggiunto i massimi dal 2014 a metà 2017, il Philly Fed attraversa una fase di debolezza. Il risultato di 22,2 punti registrato a gennaio dall’indice Philly Fed è inferiore a quello del mese precedente (27,9 punti) e anche alle stime, che erano per un valore pari a 25. Quando l’indice sulla crescita del manifatturiero è superiore a zero significa che le aziende della regione sono confrontate a un’espansione dell’attività.
L’indice 6M, quello sulla previsione delle attività nei prossimi sei mesi, ammonta a 42,2 punti, in calo da 52,7, mentre il Capex sulle spese per capitale si è attestato in area 36,2, anche in questo caso sotto i numeri del mese anteriore (38,5). La componente dell’occupazione si è contratta a quota 16,8 dai 19,7 punti del mese prima. I nuovi ordini sono crollati a 10,1 da 28,2.
Dopo l’apertura sostanzialmente invariata di Wall Street e un nuovo record intraday toccato dal Dow Jones, gli indici dell’azionario Usa prendono la strada dei ribassi con i trader impegnati a digerire la chiusura record di ieri e le nuove indicazioni societarie ed economiche. Un giorno dopo aver chiuso per la prima volta nella sua storia sopra quota 26 mila punti, il paniere delle blue chip cede 70 punti (-0,27%). L’S&P 500 lascia sul campo lo 0,13% mentre il Nasdaq è poco variato.
Dopo l’apertura sostanzialmente invariata di Wall Street e un nuovo record intraday toccato dal Dow Jones, gli indici dell’azionario Usa prendono la strada dei ribassi con i trader impegnati a digerire la chiusura record di ieri e le nuove indicazioni societarie ed economiche. Un giorno dopo aver chiuso per la prima volta nella sua storia sopra quota 26 mila punti, il paniere delle blue chip cede 70 punti (-0,27%). L’S&P 500 cede lo 0,13% mentre il Nasdaq è piatto.
Basterebbe un incremento dell’1,3% del Dow Jones tra qui e venerdì 19 gennaio per permettere a Donald Trump di realizzare un record: con un rialzo del 33% dell’indice delle blue chip, il presidente degli Stati Uniti diventerebbe quello che dal Dopo Guerra ha visto i maggiori guadagni di Borsa nel suo primo anno alla Casa Bianca.
Piazza Affari ha chiuso in rialzo dello 0,36% appena sotto i 23.600 punti. STM, Banca Generali, Moncler e Azimut Holding sono i quattro titoli che realizzano le performance migliori del paniere delle blue chip. A impedire maggiori rialzi del Ftse MIB contribuiscono invece Campari, Banco BPM, Snam e Terna.
Positive le Borse della regione Asia-Pacifico, che aggiornano i record portandosi sui massimi da fine 2007. Aiuta la chiusura in rialzo di Wall Street dopo una serie di trimestrali societarie convincenti. Il dollaro risale dal minimo degli ultimi tre anni dopo che le ultime indicazioni della Bce hanno temperato la corsa dell’euro. L’indice MSCI dell’azionario dell’area asiatica guadagna lo 0,2% mentre la Borsa di Tokyo ha archiviato la seduta con un ribasso del -0,4%, poco sotto il livello più alto da fine 1991 toccato la vigilia.