Le condizioni di “Riccioli d’Oro” (“Goldilocks” in inglese) dell’economia, caratterizzate da una crescita coordinata globale da un’inflazione tiepida e una delle ragioni dietro ai rialzi delle Borse visti di recente, stanno per svanire. Questo metterebbe sotto pressione i listini azionari, in particolare negli Stati Uniti, dove i rendimenti obbligazionari dei Treasuries sfiorano il 3% e dove l’inflazione ha praticamente già raggiunto la soglia target della Federal Reserve. A Wall Street pesa anche la decisione di Donald Trump di bloccare l’assalto di Broadcom a Qualcomm. Il presidente, che ha voluto mandare un messaggio chiaro sul fatto che i gioielli dell’hi-tech Usa non sono in vendita, infligge ai mercati finanziari un duro colpo da 135 miliardi di dollari.
In area euro il trend macro è differente e questo potrebbe ampliare le divergenze di politica monetaria tra le due sponde dell’Oceano Atlantico. Secondo il membro belga del board della Bce Jan Smet, l’inflazione ci metterà più tempo del previsto a risalire in prossimità degli obiettivi prefissati dalla banca centrale. Le sorprese positive in ambito macro economico fanno ormai parte del passato e dopo aver raggiunto l’apice della crescita nel secondo o terzo trimestre del 2017 il tasso di espansione delle attività nel mondo industrializzato sta rallentando il passo. E ai periodi di crescita sincronizzata si alternano spesso fasi di shock economico (vedi grafico sotto).
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Intanto in Usa i future sui principali indici di Borsa scambiano in rialzo nonostante il rafforzamento del dollaro Usa. Manca poco alla pubblicazione del dato Usa sull’inflazione che offrirà indicazioni importanti sulle prossime mosse della Federal Reserve. La banca centrale americana potrebbe imporre fino a quattro strette monetarie quest’anno. Intanto i rendimenti sui Treasuries sono in marginale rialzo, mentre il petrolio scivola.
Azionario, obbligazionario e oro stanno registrando guadagni sui mercati. Chi è in cerca di diversificazione sta facendo molta fatica a trovare strategie di investimento efficaci in queste condizioni. Mentre la performance dei beni rifugio per eccellenza (oro, yen, franco svizzero, Bond Usa) ha preso direzioni divergenti (vedi grafico sotto), l’indice allargato della Borsa Usa, l’S&P 500, ha raggiunto quota 2.800 per la prima volta dal 2 febbraio, prima del flash crash di un mese fa che ha scombussolato i mercati finanziari.
Nel frattempo sul Forex il dollaro Usa si sta indebolendo rispetto alla divisa giapponese e all’euro, attestandosi in area $1,2376 yen. Con il rialzo dei tassi in arrivo in Usa e con il venire meno delle condizioni economiche favorevoli di “Riccioli d’Oro” – caratterizzate da una crescita sincronizzata progressiva dell’economia mondiale e da un’inflazione tiepida -, trovare posti sicuri in cui nascondersi continuerà a essere un’opera difficile da qui in avanti.
Nel frattempo sul Forex il dollaro Usa si sta indebolendo rispetto alla divisa giapponese e all’euro, attestandosi in area $1,2376. Con il rialzo dei tassi in arrivo in Usa e con il venire meno delle condizioni economiche favorevoli di “Riccioli d’Oro” – caratterizzate da una crescita sincronizzata progressiva dell’economia mondiale e da un’inflazione tiepida -, trovare posti sicuri in cui nascondersi continuerà a essere un’opera difficile da qui in avanti.
I guadagni dell’avvio stanno evaporando a Wall Street con il Nasdaq che è passato in territorio negativo. L’indice dei tecnologici, il migliore dei tre listini principali americani quest’anno, è in calo dello 0,38% al momento (-30 punti).
L’S&P 500 e il Dow Jones invece scambiano ancora in rialzo (dello 0,15% a quota 2.783 e dello 0,13%). Il paniere delle blue chip ha però lasciato per strada quasi 200 punti rispetto ai massimi di seduta. Dal punto di vista dei grafici, l’S&P si è spinto oltre la media a 100 e 200 ore. Da tenere d’occhio è il livello al ribasso di 2.763.
Il mercato azionario sconta un tasso di inflazione medio più basso per i prossimi 10 anni: lo dice il calo del tasso breakeven decennale che si consuma di pari passo con il calo dei rendimenti dei Treasuries decennali.
Piazza Affari chiude in lieve calo con il listino delle blue chip Ftse MIB che cede circa lo 0,4%. Schiacciate in basso al paniere troviamo Mediaset, CNH Industrial, STM, Poste Italiane e Telecom Italia. In rialzo invece si sono spinte Italgas, Unipol, Banco Bpm, Pop Emilia, UBI Banca e A2a.
Dopo che ieri i rialzi a Wall Street si erano interrotti nonostante l’allentamento delle tensioni sul fronte della guerra commerciale e in considerazione di un contesto economico ritenuto ancora favorevole, oggi i mercati in Europa e in Asia tornano a salire di livello. I progressi sono modesti, con l’indice MSCI dell’azionario mondiale che fa segnare un +0,1%, ma il paniere ha recuperato quasi metà della perdite subite durante la fase di ribasso di febbraio.