Economia

Borsa Milano: focus sul Cairo Day e su lira post golpe in Turchia

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MILANO (WSI) – Terrorismo e eventi geopolitici condizionano l’andamento dell’azionario globale. Ma l’attenzione, a Piazza Affari è per quello che è stato ribattezzato già il Cairo Day, dopo la vittoria di Urbano Cairo, editore di La 7, nella conquista di RCS – società che edita il quotidiano Corriere della Sera, sulla cordata Imh, formata dalla Investindustrial di Andrea Bonomi e dai soci storici di RCS: Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e UnipolSai.

Cairo tende a fondere ora RCS e Cairo, e l’obiettivo è farlo entro i prossimi 1-2 anni. Nella giornata di oggi si è tenuta l’assemblea straordinaria di Cairo, con all’ordine del giorno l’approvazione dell’aumento di capitale da 70 milioni dopo la vittoria per la scalata di Rcs.

Così Urbano Cairo:

“E’ molto importante che LA7 e il Corriere siano tenuti distinti ma ci possono essere sicuramente forme di sinergie, per esempio l’utilizzo della piattaforma Internet del Corriere per i video di LA7 o in futuro LA7 potrà ospitare una grande campagna di comunicazione del Corriere per comunicare al pubblico tutte le novità che avremo”. Ancora: “Potremo avere un mese in cui il Corriereverrà offerto a un prezzo specialissimo per invogliare tanta gente nuova a provare il nuovo Corriere, arricchito grazie a investimenti maggiori. Ci possono poi essere sinergie come la partecipazioni di giornalisti del Corriere alle trasmissioni televisive di LA7, come già facciamo”.

L’Opas di Cairo ha conquistato il 48,82% delle azioni della casa editrice di Milano, oltre 254 milioni di titoli, mentre la concorrente cordata Bonomi con l’Opa a 1 euro cash si è fermata al 37,7%. La cordata ha ammesso la sconfitta, annunciando che, a questo punto, restituirà le azioni RCS portate ad adesione all’OPA da 1 euro, aggiungendo che “la condizione sul quantitativo minimo non risulta avverata” e quindi “l’offerta è da considerarsi priva di efficacia”.

Il colpo di Stato in Turchia, poi fallito, è un altro elemento attentamente monitorato dagli investitori internazionali, che si interrogano sulle ripercussioni che il nuovo capitolo di instabilità politica apre nel paese. Il ritorno del presidente Erdogan e dello status quo pre-golpe – sebbene la Turchia sia in evidente caos – smorza i timori sulla lira, che recupera più della metà delle perdite subite dallo scorso venerdì, quando la notizia del golpe ha provocato la caduta più forte della valuta dal 2008.

Intervistato da Bloomberg Shane Oliver, responsabile della strategia di investimento presso AMP Capital Investors, che gestisce asset per un valore superiore a $110 miliardi, commenta.

“Si tratta almeno del quarto colpo di Stato in Turchia dal 1960 e ho il sospetto che il suo impatto sui mercati globali non sarà duraturo”.

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