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Borsa Milano cede un altro -2%, ora euro rischia quota $1,10

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MILANO (WSI) – È l’ennesima seduta in rosso di questo 2016 per Piazza Affari che soli due mesi e mezzo fa valeva 5.500 punti in più. Borsa Milano ha chiuso in ribasso di quasi due punti percentuali dopo la performance negativa dei mercati asiatici e l’avvio in calo di Wall Street. Il listino Ftse Mib cedeva subito fin dalle prime battute il -1,5% e non ha mai saputo riprendersi veramente nonostante un tentativo timido di diminuzione delle perdite nel corso della giornata.

Tra i settori, banche contrastate, con il titolo Mps in progresso e le popolari che invece vengono vendute. Buona la performance di Saipem, che avanza fin oltre +3,5%, mentre Telecom Italia è in lieve calo. Buy in controtendenza su Saipem e Finmeccanica.

Volatili i prezzi del petrolio dopo il boom della vigilia che ha portato le quotazioni a balzare oltre +6% a New York. Dietrofront per le quotazioni sul finale dopo che l’Iran ha deriso la proposta di un congelamento coordinato della produzione di barili, senza che questa faccia guadagnare quote di mercato a un paese che per anni è rimasto escluso dal mercato per via delle sanzioni economiche internazionali. Il contratto WTI scende anche sotto la soglia di $32 e il Brent arretra mantenendosi poco al di sopra di $34.

Sul mercato valutario, l’attenzione continua a focalizzarsi sulla sterlina, all’indomani del forte calo contro il dollaro, che si è confermato il più sostenuto dalle elezioni generali del Regno Unito del 6 maggio del 2010.

A incidere negativamente i timori sulla possibilità che lo scenario Brexit possa concretizzarsi in occasione del referendum stabilito per il prossimo 23 giugno, grazie al sostegno che ora arriva da uno dei politici più prominenti e seguiti del Regno Unito: il sindaco di Londra Boris Johnson. Tra l’altro, in un intervento alla Commissione del Tesoro, lo stesso Mark Carney, numero uno della Bank of England, ha ammesso che l’istituto sta vagliando un piano di emergenza, che sarebbe adottato nel caso in cui il voto alla fine decretasse l’uscita di scena del Regno Unito dall’Unione europea.

Nella sessione di ieri, reagendo a caldo alle dichiarazioni di Boris Johnson, la sterlina è scivolata sul dollaro sotto la soglia di $1,406, al minimo in sette anni contro la valuta Usa, ovvero dal 2009, e continua a scendere anche oggi, perdendo di nuovo sul dollaro quota $1,41 comunque in recupero rispetto ai minimi testati alla vigilia.

Euro/dollaro sotto moderata pressione, rischia la soglia di $1,10. Dollaro/yen sotto JPY 113. Euro/yen giù sotto JPY 124, mentre l’euro sale sulla sterlina al di sopra di GBP 0,78.

Il rally dell’azionario globale è stato fermato dalle borse asiatiche, che hanno dovuto fare i conti di nuovo con i dubbi sulla solidità dell’economia cinese. In particolare lo yuan ha perso terreno dopo che la People’s Bank of China ha abbassato il tasso di riferimento giornaliero al ritmo più forte in sei settimane.

I primi dati macro che sono stati diffusi questo mese dalla Cina hanno mostrato come gli indici che monitorano la performance dell’attività manifatturiera e dei servizi siano scesi a nuovi minimi, a fronte di un calo della fiducia delle imprese.

La Borsa di Tokyo ha ceduto -0,37%, mentre Shanghai ha perso quasi -1%.

Oro torna a salire e supera la soglia a $1.220 l’oncia, ma Saxo Bank ha avvertito che sono tornati alla carica i ribassisti sul metallo prezioso dopo i forti rialzi degli ultimi giorni caratterizzati da un contesto di ritorno di appeal per i beni rifugio.

Solo due mesi e mezzo fa il Ftse MIB valeva 22.717,98 punti.

(Immagine: Investing.com)

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