MILANO (WSI) – Il Ftse MIB azzera i rialzi incassati in mattinata per scivolare velocemente nel pomeriggio, a seguito delle ultime notizie arrivate dal fronte macroeconomico Usa, relative al mercato del lavoro.
Reso noto il rapporto occupazionale governativo che, a fronte di un tasso di disoccupazione che è sceso sotto la soglia del 5% per la prima volta dal 2008, al 4,9%, ha messo in evidenza una crescita di posti di lavoro di +151.000, ben al di sotto dei +180.000 attesi in media dal consensus. La minore crescita di posti di lavoro potrebbe alimentare le preoccupazioni su un rallentamento e addirittura una recessione degli Usa. Detto questo, una buona indicazione arriva dai salari medi orari, che sono saliti a gennaio +0,5% a $25,39 l’ora.
Proprio questa buona indicazione ha alla finite mandato nel caos i mercati, soprattutto quelli dei cambi. Il dollaro, che nelle ultime ore era stato messo sotto pressione dalle dichiarazioni del numero uno della Fed di New York William Dudley, che avevano ridotto considerevolmente le attese su nuovi rialzi di tassi di interesse da parte della Federal Reserve , è tornato a salire scommettendo proprio sul ritorno sul tavolo delle opzioni della Fed di nuovi interventi imminenti.
Con un +0,5%, la crescita dei salari orari è stata superiore infatti alle attese di un rialzo +0,3%. Fattore che di per sé potrebbe dare alla Fed un motivo per non abbandonare la politica monetaria restrittiva appena intrapresa. Il dollaro ha così ridotto le perdite su base settimanali, con lo US Index che ora è in calo questa settimana -2% circa. L’euro è tornato a puntare verso il basso, con -0,68% a $1,1133. Dollaro/yen in crescita +0,21% a JPY 117,02.

A Milano i bancari hanno fatto dietrofront. In ribasso anche Intesa SanPaolo, che ha riportato un bilancio con utili in crescita. Ma il titolo è sceso -3,87%. Tra altri bancari hanno resistito Ubi Banca con +1,96%, Mps con +3,51%, mentre Unicredit ha ceduto -1,11%, BPM -5,75%, BP -5,67%, Bper -2,09%. In rialzo anche Banca Mediolanum, con +3,67%.
Tra i titoli di altri settori Saipem -1,79%, a fronte del crash dei diritti quasi -56%. Male Stm -3,82%, Telecom Italia -3,93%, Terna -3,12%, bene Tenaris; Moncler -4,18%, Poste Italiane -5,45%, FCA +1,10%, molto bene Cnh Industrial +6,29%, Buzzi oltre +1%.
Particolarmente venduta Finmeccanica, crollata durante la sessione anche oltre -7% dopo le notizie dal Kuwait, che ha nuovamente rinviato la firma dell’accordo per i 28 Eurofighter “Typhoon”.
La prossima settimana sui mercati dovrebbe esserci maggiore calma, dal momento che in Cina le Borse sono chiuse per le festività del capodanno cinese, che cade lunedì 8 febbraio.
Sul fronte macro, hanno deluso gli ordinativi all’industria in Germania.
A dimostrazione della mancanza di appeal degli asset rischiosi e delll’attrattiva dei beni rifugio, il rendimento dei Bund decennali è sceso allo 0,28%, con un crollo superiore a -8%. Il tasso si muove in rapporto inversamente proporzionale rispetto ai prezzi del titoli di Stato. Sempre in ambito di reddito fisso lo Spread tra Btp e Bund è salito oltre 126 punti base.
In Asia la Borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso per la quarta seduta di fila complice anche il rafforzamento dello yen, il calo di Toshiba e il superindice che ha indicato un rallentamento dell’attività economica. Sui mercati delle materie prime, attenzione rivolta ancora al petrolio che, in preda alle speculazioni, sta vivendo sedute caratterizzate da sbalzi di prezzo incredibili.
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I mercati finanziari europei continuano a muoversi con cautela. Non ci sono grandi notizie in grado di spostare la bilancia. L’unico potenziale elemento destabilizzatore prima del market mover di giornata, il rapporto mensile sull’occupazione Usa, è il prezzo del petrolio. Trainati dai gruppi esportatori, in scia a un rallentamento dell’euro sul dollaro nella prima mattinata, la Borsa di Francoforte e quella di Parigi fanno meglio di Londra e Milano.
Spinta dai bancari la Borsa italiana accelera e scambia in progresso di un punto percentuale a metà seduta, dopo un avvio invece sottotono rispetto al resto del mercato, che attende il rapporto occupazionale governativo Usa per prendere una direzione più netta.
Migliora il comparto bancario. Si mettono in evidenza soprattutto le popolari come MPS (+6,7%), seguita da Pop Emilia (+6%), Mediolanum(+5,1%) e UBI banca (+5,1%). Passano in positivo anche le due big Unicredit (+1,7%) e Intesa Sanpaolo (+2,8%) che oggi pubblica i conti. Per avere un metro di paragone, l’indice settoriale europeo guadagna l’1,6%.
Spinta dai bancari la Borsa italiana accelera e scambia in progresso di un punto percentuale a metà seduta, dopo un avvio invece sottotono rispetto al resto del mercato europeo, che attende con il fiato sospeso il rapporto occupazionale governativo Usa per prendere una direzione più netta.
Migliora il comparto bancario. Si mettono in evidenza soprattutto le popolari come MPS (+6,7%), seguita da Pop Emilia (+6%), Mediolanum(+5,1%) e UBI banca (+5,1%). Passano in positivo anche le due big Unicredit (+1,7%) e Intesa Sanpaolo (+2,8%) che oggi pubblica i conti. Per avere un metro di paragone, l’indice settoriale europeo guadagna l’1,6%.
Dopo la pubblicazione del rapporto occupazionale governativo Usa che, a fronte di un tasso di disoccupazione che è sceso sotto la soglia del 5% per la prima volta dal 2008, al 4,9%, ha messo in evidenza una crescita di posti di lavoro di +151.000, molto inferiore rispetto alle stime, il Ftse Mib sbanda, azzerando i rialzi, per poi segnare un rialzo di appena +0,26%. L’indice resiste grazie alla forza di alcuni titoli bancari, tra cui si mettono in evidenza Banca Mediolanum +4,35%, Mps +4,82% e Bper +5%. Sotto pressione BP con oltre -2%. Soffre Finmeccanica con -7% circa mentre FCA è in rialzo. Saipem -6%, con i diritti che crollano oltre -26%. Bene i titoli delle banche Intesa +2,34% e Unicredit oltre +1%, mentre Ubi Banca segna un rally +5,6%.
L’azionario europeo, misurato dalla performance dell’indice Stoxx Europe 600, ha perso questa settimana -3,6%, azzerando quasi completamente il recupero delle due settimane precedenti. Il calo estende le perdite da inizio anno a -9,9%, confermando il peggior inizio d’anno dal 2008. L’indice oscilla attorno alla valutazione più bassa dallo scorso luglio, in relazione all’indice che misura l’azionario globale. Il che significa che i titoli azionari europei sono considerati convenienti rispetto a quelli globali.

All’interno dell’indice dell’azionario europeo Stoxx 600, nessun sottoindice si è salvato dal bagno di sangue iniziato con l’arrivo del 2016. A perdere terreno soprattutto i settori bancario e auto, con i relativi sottoindici crollati oltre -18%. Tra le banche, Credit Suisse è precipitata ieri al minimo dal 1992, dopo aver riportato la perdita trimestrale peggiore in sette anni. Gli analisti, sempre più pessimisti, hanno tagliato le stime sull’outlook degli utili delle società quotate sullo Stoxx 600. Ora prevedono una crescita degli utili +3,9% per il 2016, contro il +6,7% atteso all’inizio di dicembre.
Prezzi del petrolio sotto pressione, con il contratto WTI Crude che cede a New York -0,35% a $31,61 al barile, e il Brent che fa -0,15% a $34,41. Vendite anche sull’oro, -0,76% a $1.146,79.
L’aumento dei salari medi in Usa sembra tornare ad alimentare le speculazioni su un rialzo dei tassi da parte della Fed. Guadagna così il dollaro, a dispetto dell’euro che scende -0,75% a $1,1125. Il dollaro sale anche sullo yen, con +0,47% a JPY 117,33.
Rimane sotto i riflettori il balzo del rischio dei bond subordinati emessi dalle banche. Stando all’indice Markit iTraxx Europe Subordinated Financial Index, il costo per proteggersi contro il rischio di un default di tali bond è salito per il settimo giorno consecutivo, testando il record dal luglio del 2013.

Il rialzo del dollaro successivo alla pubblicazione del report occupazionale Usa riduce le perdite settimanali dello US Dollar Index a -2% circa. Il dollaro è tornato a salire in quanto i mercati interpretano il rialzo dei salari, comunicato con il dato sull’occupazione, come una ragione per la Fed di continuare ad alzare i tassi.
Citigroup ha pubblicato l’aggiornamento del suo indice Economic Surprise Index per l’Eurozona. L’indice ha confermano le preoccupazioni degli investitori, scivolando al valore negativo peggiore dal 2014.
Tensione sul mercato dei titoli di stato. Lo spread BTP-Bund a 10 anni balza oltre +5% a 126,56 punti base, con i rendimenti sui BTP decennali che balzano +2,56% all’1,55% e quelli sui Bund tedeschi a 10 anni che crollano oltre -8% allo 0,28%.
Accelerazione ribassista per la Borsa di Milano, che cede oltre -2%, a 17.250,26 punti (riferimento al trend del Ftse Mib). Mps rimane positiva, chiude con +3,60%.
Dura ben poco la positività a Milano: il listino italiano Ftse MIB ha aperto la seduta in progresso dello 0,35% prima di scendere rapidamente in territorio negativo. Al momento fa segnare un -0,45% in area a 17.550 punti. Pesa l’andamento dei bancari.
Gli altri indici azionari europei scambiano ancora in rialzo: Ftse 100 +0,4%, Dax tedesco +0,06% e Cac francese +0,4%. Il benchmark del continente Eurostoxx 50 guadagna lo 0,28%.