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Biden: mondo democratico progressista rischia la fine

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Il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a poche ore dal termine ufficiale del suo mandato, ha lanciato un messaggio esplicito alla platea di Davos, riunita per il meeting annuale del World Economic Forum (Wef): Vladimir Putin sta usando “ogni strumento in suo possesso” per “invertire decenni di progresso”. Lo scopo finale del presidente russo, secondo Biden è quello di “vedere il collasso dell’ordine internazionale”.

Fra le azioni che il vicepresidente Usa ha direttamente attribuito a Putin ci sono il tentativo di inquinare le elezioni presidenziali americane tramite “un’aggressione informatica” e il tentativo di “tagliuzzare il Progetto europeo” e quello di riportare la comunità internazionale alla “politica definita dalle sfere d’influenza”.

Le minacce costituite da Putin all’ordine liberale internazionale richiedono che gli Stati Uniti e l’Europa guidino la battaglia per difendere i valori che ci hanno portato dove siamo oggi”, ha dichiarato Biden. Un ordine che attraversa certamente un momento di “incertezza”, testimoniata da eventi di protesta sociale come la Brexit e l’elezione di Donald Trump.

Difficile dare retta a Biden quando afferma che i media non dovrebbero interpretare le sue parole come un affondo sul prossimo presidente americano: non solo Trump ha ripetutamente difeso la normalizzazione dei rapporti diplomatici con Mosca, ma ha anche attaccato il pilastro militare creato per contenere l’allora Unione Sovietica: la Nato.

“E’ il principale bastione di difesa dell’Alleanza Atlantica”, ha affermato Biden, “l’articolo 5 del Trattato della Nato, secondo cui un attacco contro uno stato membro equivale a un attacco a tutti gli altri, è un dovere sacro che non può essere messo in questione. E’ l’impegno indubitabile degli Stati Uniti”.

Nonostante la sua accorata difesa all’ordine liberale di cui gli Stati Uniti si sono fatti promotori dal termine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi, il vicepresidente Usa ha anche ammesso che le proteste anti-sistema che stanno montando in numerose democrazie occidentali hanno almeno una giustificazione: la crescente disuguaglianza, le difficoltà della classe media e il fatto che “l’1% al vertice non sta pagando la sua equa quota”.