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Bce si riunisce domani, le attese degli analisti

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Domani, giovedì 14 aprile, si riunirà il board della Bce: un’occasione per riflettere sull’impennata dell’inflazione e sulla nuova incertezza economica causata dalla guerra in Ucraina. Anche se non sono attese grandi decisioni politiche, la conferenza stampa di Christine Lagarde, presidente della Bce (in modalità virtuale, perché è positiva al Covid-19) sarà scandagliata alla ricerca di indizi di un passaggio della banca a una modalità più aggressiva di lotta all’inflazione.

“Dal nostro punto di vista, riteniamo improbabile che la riunione della BCE di questo mese si concluda con un cambiamento decisivo della politica monetaria. Tuttavia, saranno confermati i segnali di una normalizzazione, poichè la BCE è sempre più preoccupata dall’attuale dinamica dell’inflazione” ha spiegato Annalisa Piazza, Fixed-Income Research Analyst, MFS Investment Management. “Nonostante i rischi crescenti derivanti dal conflitto Ucraina/Russia (sia a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia che degli ulteriori vincoli di fornitura), e il forte calo della fiducia dei consumatori, la BCE continuerà a sostenere che il quadro dell’inflazione giustifica l’avvio di una normalizzazione della politica monetaria. Escludiamo che questa settimana l’istituto di politica monetaria stabilisca una data per la fine del Programma di Acquisto di Asset, considerando ancora l’elevata incertezza del quadro economico. Detto questo, la Lagarde chiarirà che il Q3 rappresenta lo scenario di base, con un certo margine di aggiustamento in base agli sviluppi economici. Segnali di una crescente pressione inflazionistica sposterebbero i rischi verso un’uscita anticipata”.

Sul fronte dei tassi, secondo l’esperta, un primo rialzo dei tassi è atteso nell’ultimo trimestre di quest’anno, poiché il Consiglio Direttivo è intenzionato a riportare i tassi in territorio leggermente positivo prima di un’altra recessione.

“A nostro avviso -spiegano gli esperti di Capital Economics – è probabile che i responsabili politici anticipino i loro piani per aumentare i tassi di interesse, dato che l’inflazione continua a sorprendere al rialzo”.

Nel mese di marzo, l’inflazione è balzata ad un record del 7,5% nell’Eurozona, ben oltre l’obiettivo del 2%.

Dilemma dei banchieri centrali

Il dilemma in cui si troveranno i banchieri centrali è tra la necessità di aumentare i tassi di interesse come strumento per domare l’inflazione e quella di non premere il grilletto troppo presto, perché si rischia di danneggiare la crescita economica. Un ‘rebus’ reso ancora più complicato dopo l’invasione russa in Ucraina e le sanzioni occidentali nei confronti di Mosca, dato che le conseguenze dello sconvolgimento sul commercio internazionale e sui mercati energetici rimangono difficili da prevedere.

Nel frattempo, la Fed e la Boe hanno già annunciato i loro primi aumenti dei tassi per combattere le pressioni sui prezzi, lasciando così l’Eurotower fuori tempo massimo. Nella sua ultima riunione di marzo, la Bce aveva annunciato che avrebbe accelerato la riduzione del suo stimolo all’acquisto di obbligazioni, con l’obiettivo di terminare lo schema nel terzo trimestre. Un aumento dei tassi di interesse – il primo della Bce in oltre un decennio – sarebbe seguito “qualche tempo” dopo.

Ma da allora i prezzi hanno continuato a salire, con i costi dell’energia, delle materie prime e del cibo che sono aumentati sulla scia della guerra in Ucraina, aggiungendo i timori che il conflitto possa bloccare la ripresa post-Covid.

Secondo Carsten Brzeski, economista di ING, i verbali dell’ultima riunione della BCE hanno mostrato che l”istituto di politica monetaria “è diventata più falco” così come ‘falco’ è Joachim Nagel, il capo della potente banca centrale tedesca Bundesbank, il quale ha messo in guardia contro “l’agire troppo tardi”.

Ricordiamo che per  anni la Bce ha mantenuto una politica monetaria ultra-accomodante, spingendo i tassi di interesse ai minimi storici. Ha persino fissato un tasso di deposito negativo (-0,5 per cento). Non solo, ma ha anche accumulato miliardi di euro in titoli di stato e obbligazioni societarie ogni mese. Il massiccio stimolo viene ora eliminato, una mossa che la Bce ha sempre detto che sarebbe arrivata prima di qualsiasi cambiamento dei tassi di interesse.