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BCE apre a taglio tassi: Borse volatili, euro ai minimi da due anni

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Come atteso dagli analisti, la Banca Centrale Europea ha lasciato i tassi d’interesse invariati: il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%.

Una decisione scontata così come appare certo un imminente taglio dei tassi per la prima volta dall’inizio del 2016. Nel comunicato diffuso dopo il meeting di oggi si legge che il Consiglio direttivo si attende ora che “i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali o inferiori almeno fino alla a tutta la prima metà del 2020 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”.

La Bce ha annunciato inoltre il bisogno “di una politica monetaria altamente accomodante a lungo dato che i tassi di inflazione restano sotto l’obiettivo di lungo periodo”. Ribadendo di voler ricorrere a tutti gli strumenti per raggiunger l’obiettivo, il Consiglio “ha dato mandato ai relativi comitati dell’Eurosistema di esaminare le opzioni” sul tavolo.

Il riferimento è a strumenti per rafforzare la cosiddetta “forward guidance” – ovvero le indicazioni sulle future traiettorie dei tassi – e a sistemi che permettano di proteggere le banche dagli effetti negativi dei tassi negativi. Ma quel che più fa rumore è il cenno allo studiare “le dimensioni e la composizione di nuovi acquisti di titoli”: è il Quantitative easing, il piano straordinario di acquisti sul mercato secondario, che torna a profilarsi all’orizzonte.

A Francoforte si sta studiando il progetto di una seconda edizione del quantitative easing, il programma di acquisto di titoli di Stato, anche se Mario Draghi, governatore della BCE, nella conferenza stampa successiva al meeting,ha sottolineato che “non è avvenuta alcuna discussione sulla possibile entità del nuovo Qe”.

Draghi ha poi spiegato come l’economia europea sia resiliente, ma il clima generale e le tensioni internazionali (su tutte, il protezionismo) stanno pesando sull’economia europea e in particolare sulla manifattura, abbassando le prospettive di inflazione.

“I rischi per le prospettive di espansione nell’area dell’euro restano orientati al ribasso per via della prolungata presenza di incertezze connesse a fattori geopolitici, alla crescente minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti”

Proprio sull’obiettivo di raggiungere inflazione inferiore, ma vicina, al 2% nel medio periodo – che è il cuore del mandato della Bce – il governatore ha spiegato che c’è stata una discussione tra i banchieri centrali sull’opportunità di ragionare di possibili modifiche a questo obiettivo.