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BCE alla finestra oggi, nessun rialzo dei tassi prima del 2023

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Non sono attesi cambiamenti di politica monetaria della riunione di oggi giovedì 3 febbraio, del consiglio direttivo Bce dopo che a dicembre i governatori hanno comunicato per il 31 marzo la fine degli acquisti netti di titoli nel corso del Pepp.

Nonostante i recenti rialzi dell’inflazione, la Bce considera la corsa dei prezzi come temporanea e destinata a essere riassorbita nel corso dell’anno per poi tornare di poco sotto il 2% nel 2023-24.
Un concetto che dovrebbe essere ribadito nel nel corso della consueta conferenza stampa dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, che spiegherà con ogni probabilità che un rialzo dei tassi nel 2022 è improbabile.

Lo statement iniziale che verrà letto da Lagarde in conferenza stampa dovrebbe inoltre evidenziare come l’economia dell’eurozona abbia dimostrato una solida capacità di tenuta a fronte alla nuova ondata di pandemia e nei giorni scorsi il capo-economista Philip Lane ha indicato di attendersi per il 2022 un altro anno di forte ripresa anche se alcuni paesi, come la Germania, stanno dando segnali di difficoltà.

Bce, aumento dei tassi a partire dal 2023

“Non prevediamo annunci di rilievo alla riunione di politica monetaria della Bce del 3 febbraio 2022, visti i rischi per la crescita in un contesto di elevate tensioni geopolitiche e inflazione ancora considerata transitoria nell’area euro. Con la continua crisi sanitaria e le strozzature della catena di approvvigionamento, le prospettive di crescita dell’area dell’euro sono rivolti al ribasso. Il Fondo monetario internazionale ha rivisto le sue previsioni di crescita per il 2022 per l’area dell’euro al 3,9% – in calo di 0,4 punti percentuali – e al 2,5% nel 2023, leggermente al di sopra della crescita potenziale. Inoltre, i rischi geopolitici, in particolare il conflitto tra Ucraina e Russia, sono aumentati e potrebbero avere effetti reali sulla crescita e sull’inflazione” ha spiegato Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di Allianz Global Investors, ricordando che la BCE continua inoltre a considerare temporaneo l’attuale picco di inflazione. “Nonostante l’inflazione a dicembre si sia attestata al 5% contro il 4,8% previsto (dovuta principalmente a un aumento del 26% dei prezzi dell’energia), e con un’inflazione core a +2,6%, prevediamo che dovrebbe tornare al di sotto dell’obiettivo del 2% entro la fine del l’anno; ciò coincide con il punto di vista delineato a dicembre da Christine Lagarde e, più recentemente, da diversi esponenti della banca centrale”.

Secondo l’esperto di Allianz, questo incontro dovrebbe essere l’occasione per ribadire la sua volontà di essere, come la Fed, pragmatica e agile, e pronta a intervenire se l’inflazione rimane troppo alta rispetto al suo obiettivo del 2%.

Anche per Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, la Bce resterà alla finestra per tutto il 2022. La prima stretta è prevista a giugno 2023, quando è messo in conto un primo aumento dei tassi di 20 punti base.

“La morsa della pandemia sull’attività dell’area euro si sta indebolendo, mentre l’inflazione complessiva rimarrà ben al di sopra del target per la maggior parte del 2022, a causa degli alti prezzi dell’energia e delle persistenti strozzature nell’offerta. Al contrario, l’inflazione sottostante è destinata a scendere nuovamente sotto la soglia del 2% e a rimanerci” spiega Wolburg, aggiungendo che “guardando oltre il 2022, con le aspettative di inflazione ampiamente nel target, vi sono sempre più segnali che indicano come il contesto di bassa inflazione dell’ultimo decennio sia finito. La transizione verde e quella demografica rappresentano fattori chiave che comportano una maggiore pressione di fondo sui prezzi, e quindi un bisogno significativamente minore di sostegno politico. La BCE dovrà ritirare gli stimoli dopo la fine del PEPP nel 2022 senza mettere in pericolo la ripresa, mantenendo le condizioni di finanziamento ancora favorevoli. Ha già annunciato una riduzione graduale del QE (Quantative Easing) nel corso del 2022. Pertanto, a causa della nuova strategia, dei rischi al ribasso a breve termine (pandemia, Cina, tensioni geopolitiche) nonchè per ragioni di credibilità, continuiamo a ritenere molto improbabile un rialzo dei tassi nel 2022”.