Si interrompono i rialzi delle Borse in attesa dell’esito della riunione storica della Fed, durante la quale la banca centrale dovrebbe aumentare il costo del denaro per la terza volta quest’anno. La maggior parte dei settori scambia in territorio positivo. Le banche centrali di Usa ed Eurozona si trovano in una situazione molto diversa. La banca Usa, che si appresta a ridurre il suo bilancio da 4.500 miliardi di dollari, dovrebbe imporre un rialzo dei tassi di interesse, il terzo dell’anno, mentre la Bce si stima che aspetterà fino ad almeno il secondo trimestre del 2018. La riunione presieduta da Mario Draghi sarà interessante per vedere quali saranno le nuove stime economiche su un’area in crescita.
I futures sul Bitcoin scambiati sulla piattaforma CBOE retrocedono in area 16.910,33 dollari dopo aver guadagnato il 20% al debutto. Intanto l’azionario Usa, per lo meno l’indice dei titoli a maggiore capitalizzazione, ha raggiunto i livelli più alti della storia. Crescat Capital sostiene che la Borsa americana sia la più sopravvalutata di sempre, più anche dei periodi di speculazione eccessiva nel 1929 e nel 2000. Questo per lo meno se si guarda a sei dati statistici: il rapporto tra prezzi e book value, il rapporto tra prezzi di Borsa e ricavi previsti, il rapporto tra valore dell’impresa (EV, ossia la misura dell’effettivo costo di acquisto totalitario di una società) e fatturato, il rapporto tra valore aziendale e EBITDA, il rapporto tra prezzi di Borsa e stime sugli utili e infine il rapporto tra il valore e i flussi di cassa (free cash flow).
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Alle 9.30 il listino Ftse Mib cede lo 0,1% appena sopra i 22.700 punti. In testa al paniere delle blue chip si porta CNH Industrial (+0,81%). Buy anche sui titoli petroliferi, favoriti dalla risalita delle quotazioni del greggio dopo che ieri il contratto sul Brent aveva sfondato quota 65 dollari al barile. Il titolo Eni guadagna lo 0,21% mentre Saipem fa segnare un +0,2%. Peggio del mercato generale fa invece Moncler (-1,1%).
Segno meno, anche se senza grandi perdite, per Unicredit dopo che l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier ha comunicato al Sole 24 Ore che la banca non valuta progetti di aggregazione crossborder in Europa e non esiste un dossier Commerzbank. Sul fronte macro economico occhi puntati sui dati sull’inflazione statunitense, che a novembre dovrebbe segnare un’accelerazione a +2,2% annuo dal +2% precedente. Per l’Italia in mattinata sono in arrivo le cifre relative all’andamento della produzione industriale.
Il mercato obbligazionario secondario italiano continua a pagare la tensione per l’avvicinarsi delle elezioni politiche di marzo 2018. Il rendimento a 10 anni del Btp sta aumentando il distacco dal livello del tasso omologo sui Bund, mentre il rendimento del decennale si porta in area 1,8%. Il decennale di riferimento italiano ha visto il rendimento issarsi in area 1,8%, superando la percentuale toccata a fine novembre di 1,785%. Lo Spread con il tasso del decennale di riferimento tedesco è invece salito al top dal 27 novembre di 146 punti base.
Dopo l’estensione della durata del quantitative easing annunciata a ottobre, la riunione di domani della Bce potrebbe essere di secondo ordine. La pensa così Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud AM, secondo cui l’attenzione sarà su una possibile revisione dell’inflazione.
Inoltre, dice Jung, “ci aspettiamo un primo rialzo dei tassi d’interesse non prima del terzo trimestre del 2019″.
Mati Greenspan, senior analyst di eToro, ha così commentato l’ormai prossimo rialzo dei tassi della Fed dall’1,25% all’1,5%. Si tratta di “una decisione già prezzata dal mercato, consapevole che la manovra sarebbe arrivata in dicembre. Quello che interessa gli investitori è sapere di quanto aumenteranno i tassi in futuro”.
“Nel complesso, la Fed ha mantenuto un ritmo estremamente graduale nel incrementare i tassi, comportando conseguenze sulle principali valute. Il dollaro americano ad esempio ha mantenuto un valore abbastanza “cheap” dalla crisi finanziaria del 2008. Una politica che secondo molti starebbe causando alcune bolle nei mercati azionari e che in parte ha contribuito al boom attuale delle cripto-valute”.
Chiudono negative le principali borse europee. L’Eurostoxx50 perde lo 0,47%. In fondo al listino Eon chiude in rialzo di oltre il 4%. Negative anche Adidas, Schneider Electric, Iberdrola, Intesa Sanpaolo e Ahold Delhaize. In rialzo invece Nokia, Inditex, Deutsche Post e Volkswagen.
Anche Piazza Affari registra una prova decisamente incolore, con il listino Ftse MIB che accusa un ribasso dell’1,44%. In fondo al paniere delle blue chip si piazza Pop Emilia, i cui titoli cedono quasi il 6%. Negative anche Ubi Banca, Banco Bpm, Telecom Italia, Moncler e A2A. Sorprendono in positivo invece Cnh Industrial, Stm, Generali Assicurazioni, Yoox, Buzzi Unicem e Luxottica.
La Federal Reserve non ha sorpreso i mercati finanziari e ha deciso di alzare i tassi di interesse per la terza volta quest’anno: anche in questo caso si tratta di un incremento di 25 punti base che porta il costo del denaro all’1,25-1,50% negli Stati Uniti.
La presidente uscente della Fed, Janet Yellen, giunta alla sua ultima riunione di politica monetaria, ha detto che la banca centrale si aspetta un miglioramento ulteriore del mercato del lavoro e che la debolezza dell’inflazione è dovuta a fenomeni passeggeri. La crescita del Pil, da parte sua, a dicembre si sta dimostrando più robusta di quanto stimato a settembre.
La Federal Reserve non ha sorpreso i mercati finanziari e ha deciso di alzare i tassi di interesse per la terza volta quest’anno: anche in questo caso si tratta di un incremento di 25 punti base che porta il costo del denaro all’1,25-1,50% negli Stati Uniti.
La presidente uscente della Fed, Janet Yellen, giunta alla sua ultima riunione di politica monetaria prima di cedere il posto al suo successore designato Jerome ‘Jay’ Powell, ha detto che la banca centrale si aspetta un miglioramento ulteriore del mercato del lavoro e che la debolezza dell’inflazione è dovuta a fenomeni passeggeri. La crescita del Pil, da parte sua, a dicembre si sta dimostrando più robusta di quanto stimato a settembre.
Wall Street ha aperto gli scambi poco mossa nel giorno in cui è iniziata la riunione storica di due giorni della Federal Reserve. La banca centrale dovrebbe alzare il costo del denaro di altri 25 punti base. Le Borse europee continuano a guadagnare terreno mentre quelle asiatiche pagano la debolezze delle compagnie aeree cinesi.
Tra gli altri mercati, il contratto sul petrolio inglese, il Brent, è salito sopra quota 65 dollari al barile per la prima volta dal 2015: è il risultato della chiusura della pipeline Forties North Sea che trasporta il 40% della produzione di gas e greggio del Regno Unito. Sul Forex nonostante l’inflazione più alta dal 2012 nel Regno Unito, la sterlina è sempre in difficoltà per via dell’incertezza sul futuro della Brexit.