Economia

Anche Conto Arancio riduce i tassi, batosta per i correntisti

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Si allunga la lista delle banche italiane che, “unilateralmente”, sta modificando le condizioni dei conti correnti. Dopo Fineco e Unicredit ora tocca a ING con il suo Conto Arancio. In una lettera ricevuta in questi giorni dai clienti, l’istituto di credito spiega che:

“Il tasso base di Conto Arancio a partire dal 30 giugno 2021, subirà una diminuzione dallo 0,02% allo 0,001%…Ti informiamo inoltre che alla stessa data ING dismetterà il servizio di alimentazione di Conto Arancio. Pertanto a partire dal 1 luglio 2021 non potrai più utilizzare il servizio di alimentazione per accreditare fondi sul tuo Conto Arancio”.

Si procede così a dare una ulteriore sforbiciata ai tassi di interesse, già a zero. Come se non bastasse, ING ha sottolineato che, sempre dalla stessa data, non si potrà aggiungere altra liquidità a quella già accantonata sul Conto Arancio.

Nella lettera non manca il riferimento all’articolo 118 del Testo Unico Bancario, che disciplina le procedure di proposta delle modifiche unilaterali del contratto di conto corrente sottoscritto tra le parti.

In pratica la banca, in virtù dello stesso articolo del T.U.B., avverte il titolare del conto corrente della modifica del contratto con i nuovi parametri, come nel caso di ING. Tuttavia poiché la variazione è “unilaterale:”, l’unica controproposta che il cliente può esercitare è quella di cambiare banca, o accettare la modifica.

Le decisioni prese in Italia si inseriscono in una serie di provvedimenti avviati anche in altri paesi europei. In settembre, diverse banche con sede in Francia hanno annunciato l’applicazione di un tasso negativo sui conti correnti di clienti con patrimoni elevati. Anche in Germania, la Sparkasse di Monaco, la quinta cassa di risparmio su scala nazionale, ha scelto un tasso negativo per tutti i depositi superiori a euro 100.000.

Conto Arancio, cosa c’è dietro?

Dietro l’aumento dei costi a carico dei risparmiatori c’è la politica adottata dalla Banca centrale europea (Bce), che ha portato in negativo i tassi di interesse per favorire la circolazione di liquidità per favorire prestiti a imprese e famiglie per ridare slancio all’economia.

Questo vuole che i soldi non impiegati dagli istituti di credito vengono depositati presso l’istituto di Francoforte al tasso di -0,50%. Se anche le banche garantissero ai propri clienti un mutuo a tasso zero ci rimetterebbero dei soldi. Di qui la politica di scaricare i costi sui titolari di conti correnti.

A conferma l’aumento dei costi dei conti correnti, una recente indagine di Bankitalia relativa al 2020 indica che il costo annuo per mantenere un conto è aumentato mediamente di 88,5 euro rispetto al 2019. L’incremento riguarda principalmente le spese fisse (canone annuo, bonifici, prelievi allo sportello, assegni), mentre poco meno di un terzo è relativo a quelle variabili. Il rischio reale è che più si ha un conto corrente ricco, più si perdono soldi.