Editoriali

Unicredit: la lettera ai clienti ”da luglio nuovi costi sui conti”

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Dopo Fineco ora tocca ad Unicredit. Come una palla di neve che acquista velocità crescendo sempre di più ecco che la valanga sta partendo e state pur certi che siamo soltanto alle primissime battute della lunga corsa su un crinale che sembra farsi sempre più ripido.

Le banche italiane stanno provando a dichiarare guerra ai tassi negativi e lo fanno scaricando la loro condizione di bilancio negativo sulla clientela. Dopo il cambio di rotta determinato dall’azienda guidata da Alessandro Foti, quindi, ad uscire allo scoperto è stata Unicredit.

Una proposta di “modifica unilaterale” inviata ai clienti sottoscrittori del Conto MY GENIUS, conto riservato ai consumatori, alle persone normali, ai risparmiatori insomma.

Anche Unicredit parte dallo spiegare il contesto di mercato per arrivare a giustificare un aumento dei costi dei canoni mensili del conto oggetto della comunicazione.

Arrivata qualche giorno fa, la lettera anticipa le nuove condizioni decise dall’Istituto guidato da Andrea Orcel.

Unicredit parla di “equilibri economici” che sarebbero venuti meno. E’ e che per riequilibrare tali posizioni che si vedranno costretti ad applicare incrementi ai canoni mensili del conto.

Come contropartita l’Istituto cambia le condizioni del tasso debitore degli affidamenti in essere oppure del tasso di sconfinamento sul conto corrente.

Il costo mensile di My Genius passerà da 1,78 a 3,03 euro, mentre per il contratto Transazionale Silver si passa da 7,72 a 10,05 euro, per il Gold da 10,83 a 14,42 euro e per il Platinum da 19,97 a 23,56 euro. I canoni dei moduli Investimento Platinum e Gold non cambieranno.

Ma, come dicevo in apertura, la neve sta solo cominciando a venire giu.

Nelle prossime settimane ne vedremo delle belle in tal senso.

Resta il tema: se le banche arrivano a tanto è perchè sono costrette dalla contingenza economica, così come scritto anche nella lettera di Unicredit, tuttavia resta il tema del rapporto con la clientela. E’ un rapporto “interrotto”, un rapporto privo di quella forma di dialogo che dovrebbe avvicinare le parti invece che allontanarle.

Il “cliente che non investe” che lascia i soldi in conto corrente, senza movimentarli, non può e non deve essere considerato un peso.

Non può e non deve essere considerato l’anello negativo e debole della catena.

Bisognerebbe che qualcuno imparasse da Bezos. Il fondatore di Amazon ha sempre detto :”Ho l’ossessione del servizio adeguato al cliente”. L’ossessione lo ha portato fin dove è arrivato.

L’Ossessione per il cliente. Non il cliente come un peso.

Che le banche, e i banchieri prendano esempio…