ROMA (WSI) – La violenza che si è riversata nelle strade di Atene nelle ultime ore ha ricordato al mondo come i problemi della Grecia (e dunque dell’Eurozona) siano ben lungi dall’essere stati risolti. Nel giorno dello sciopero generale contro la riforma delle pensioni proposta dal governo, diversi sono stati gli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine, con piazza Syntagma che è tornata a essere teatro di guerra.
Giovani anarchici con il volto coperto hanno lanciato pietre e bombe Molotov contro la polizia, che ha risposto a sua volta con lacrimogeni e proiettili di gomma per tentare di disperdere la folla. Lo sciopero, organizzato dai principali sindacati della Grecia – il GSEE del settore privato e l’Adedy del settore pubblico – ha paralizzato il paese: decine di aerei sono rimasti a terra, così come i battelli sono rimasti ancorati ai porti. Fermo il trasporto pubblico.
La protesta ha chiesto di porre fine alla politica di austerity che il leader di Syrizia Alexis Tsipras, dopo diverse promesse in campagna elettorale, è stato costretto ad accettare, per non rischiare l’uscita della Grecia dall’area euro, e concretizzare così lo scenario Grexit.
Una scena già vista diverse volte: cambia il volto del premier, ma il risultato è lo stesso.
Dopo che gli assegni pensionistici sono stati tagliati ben 11 volte dal 2010, il governo Tsipras ora si trova a dover ridurre le spese sulle pensioni di un importo pari all’1% del PIL, pari a 1,8 miliardi di euro. Nel piano dell’esecutivo c’è la proposta di compensare il taglio aumentando i contributi alla previdenza versati dai dipendenti e dai datori di lavoro.
Ma i greci non ci stanno. I sindacati ritengono in particolare che il nuovo piano si tradurrà in un aumento della disoccupazione, dal momento che in questo modo i costi delle aziende lieviteranno. Un altro effetto a loro avviso sarà l’aumento degli episodi di evasione fiscale, visto che i contribuiti versati faranno salire l’ammontare dei redditi dichiarati.
Così ha tuonato George Stathopoulos, 70 anni:
“In questo modo non ce la faremo più ad arrivare alla fine del mese, a meno che non decideremo di rubare allo stato e nascondere i redditi”.
Il piano di riforma pensionistica chiede infatti che i contributi previdenziali salgano di quasi tre volte nei prossimi anni. Il pensionato Nikos Ghinis riesce a stento a trattenere la rabbia e in un’intervista a Reuters sbotta:
“Dovrebbero essere impiccati qui, in Piazza Syntagma. Io ricevo 740 euro al mese dopo 40 anni di lavoro…sono qui a manifestare per i miei figli e i miei nipoti”.
Oltre all’aumento dei contributi previdenziali, la Grecia starebbe considerando anche l’ipotesi di alzare le tasse sulle persone fisiche fino al 50%, contro il 42% attuale.
Polemico nei confronti delle interminabili richieste della troika è il linguista Noam Chomsky:
“Le condizioni imposte alla Grecia nell’interesse dei creditori hanno devastato il paese. L’obiettivo proclamato era quello di ridurre il peso del debito, che invece è aumentato con queste misure (…) Il Pil è sceso e il rapporto debito/Pil è salito, nonostante i tagli radicali alle spese dello stato”.
L’accusa di Chomsky è pesante:
“Nella realtà, la Grecia è diventata un canale che gli aiuti europei attraversano andando verso le banche del Nord, banche che hanno creato prestiti rischiosi, poi falliti, e che ora vogliono essere salvate dai contribuenti europei”. E in ogni caso, “le misure di austerity che vengono imposte nei periodi di recessione non hanno alcun senso da un punto di vista economico, come è stato riconosciuto persino dagli economisti del Fondo Monetario Internazionale (ma non dai loro politici)”.
Chomsky parla di eurocrati sadici.
“Il target del loro sadismo non è il popolo greco, ma chiunque osci immaginare che il popolo possa avere diritti paragonabili a quelli delle banche e degli investitori“.