Petrolio balza dopo scontri in Iraq e sanzioni Trump, sale la tensione
Con le forze federali irachene entrate a Kirkuk, città ricca di risorse petrolifere contesa con il Kurdistan, e il conseguente accentuarsi delle tensioni in Iraq, accese dal referendum sull’indipendenza promosso e tenuto dai curdi il mese scorso, i prezzi del petrolio salgono di circa un punto percentuale. Il Brent guadagna poco più dell’1% a 57,83 dollari al barile, mentre il contratto sul WTI scambia in rialzo dello 0,8% a 51,88 dollari. Non aiutano le nuove sanzioni imposte da Donald Trump contro l’Iran per il suo programma nucleare e che prendono di mira anche le guardie rivoluzionarie del paese. Trump ha minacciato di non ratificare l’accordo di cessazione delle ostilità e delle sanzioni firmato dal suo predecessore Barack Obama.
Nella notte la polizia federale, l’esercito regolare iracheno e le milizie sciite Hashd al-Shaabi hanno condotto una vasta operazione militare a Sud di Kirkuk, allo scopo di riconquistare una base militare e un importante giacimento di petrolio. I Peshmerga curdi a difesa delle postazioni si sono ritirati verso i margini della città ma ci sono stati alcuni scontri e scambi di colpi di artiglieria. Non si conosce ancora l’esatto bilancio delle vittime.
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