Economia

Germania infuriata per vendita Opel, mentre detta condizioni ai “Piigs”

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Il governo tedesco entra nelle trattative per la cessione di Opel. Dopo essere stato preso in contropiede dalla mossa di Gm, che due giorni fa ha annunciato i negoziati in corso con la francese Peugeot per la cessione della casa automobilistica tedesca, il governo federale detta le sue condizioni.

“Per noi la priorità assoluta è conservare i tre stabilimenti tedeschi e soprattutto mantenere il quartiere generale a Rüsselsheim, questo per noi sarebbe il punto più importante per far sì che Opel non diventi una sottodivisione di un gruppo francese», ha detto il ministro del lavoro, la socialdemocratica Nahles.

Nel consiglio dei ministri di ieri mattina il tema Opel è stato discusso a lungo. Il comportamento di Gm, che ha avviato le trattative senza informare i sindacati di Opel, ha irritato l’esecutivo. Nahles:

“Siamo rimasti tutti stupiti, la nostra gioia per il modo in cui s’è agito è stata molto contenuta”.

Sulla stessa linea la nuova ministra tedesca dell’economia Brigitte Zypries, che ha definito “inaccettabile” il modo di procedere di General Motors e Psa Peugeot Citroen per la vendita di Opel ai francesi per il fatto di non aver informato in anticipo dei piani il sindacato (Ig Metall), il Land dell’Assia e il governo tedesco.

In precedenza, anche il consiglio di fabbrica di Opel si era mostrato irritato per essersi sentito scavalcato nei colloqui sulla vendita della casa tedesca a Psa. Prima ancora che da Gm giungesse la conferma alle indiscrezioni, il responsabile di Ig Metall per gli stabilimenti Opel aveva detto che “se vero, si tratterebbe di una lesione al diritto di codecisione (la famosa ‘Mitbestimmung’)”.

Allo stesso tempo, i presidenti dei Laender in cui ci sono stabilimenti Opel si sono detti preoccupati.

Malu Drayer, alla guida della Renania-Palatinato, ha espresso la speranza che “un’eventuale acquisizione da parte di Psa non metta a rischio i posti di lavoro a Kaiserslautern”, mentre il presidente dell’Assia Volker Bouffier si è detto indifferente rispetto al fatto che il proprietario sia americano o francese, “importante è quel che accade qui a Ruesselsheim”, sede centrale della Opel in Germania.

La vendita di Opel è coerente invece con la strategia della Gm guidata da Mary Barra che ha accantonato la filosofia dei volumi ad ogni costo puntando sulla redditività delle operazioni. Cedere Opel significa uscire dal mercato europeo.

E comunque Opel è un generatore di perdite. Circa 15 miliardi dal 2000 e 8 miliardi solo negli ultimi sette anni. Il cfo di Gm recentemente ha spiegato che anche il 2016 si è chiuso in rosso (quasi 300 milioni di dollari) a causa della Brexit e gli effetti sul cambio. E il 2017 sarà ancora in perdita, il break even slitta così al 2018. Ma per allora non dovrebbe più essere un problema per il gruppo americano.

Detto questo, non si può fare a meno di pensare a come la Germania stia alzando i muri, arroccandosi a un atteggiamento protezionistico più che altro tipico di Trump, contro cui, almeno in apparenza, la premier Angela Merkel si è sempre opposta.

Ma con le elezioni tedesche previste per l’autunno, il team di Merkel non vuole certo aggiungere ai rischi esistenti anche quello di assistere a un round di licenziamenti in quella che è considerata tra le aziende tedesche più importanti.

Viene naturale fare il paragone tra come la Germania abbia imposto, imponga e continuerà a imporre le sue view ai paesi Piigs, e la sua determinazione a non adattarsi a regole di mercato, soprattutto quando c’è, di mezzo, il voto.