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Elezioni, Renzi sicuro: accozzaglia a sinistra sarà un flop

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ROMA (WSI) – La legge elettorale c’è, il Rosatellum, e forse anche la data, la prima metà di marzo 2018, e i partiti si organizzano per formare coalizioni in vista delle politiche.

A destra ci sono Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega Nord. Corre da solo Il Movimento Cinque stelle mentre la situazione più frammentaria è a sinistra dopo la sfaldatura del Partito Democratico. Il segretario Matteo Renzi riuscirà con tutta probabilità ad aggregare in una coalizione alcuni piccoli partiti di centro e moderati insieme al movimento dell’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, con il beneplacito di un ex premier Romano Prodi.

Nell’orbita della gauche, più a sinistra, gravita però anche una coalizione alternativa a Renzi, che sarà guidata dal presidente del Senato Pietro Grasso (il quale non ha ancora ufficializzato la candidatura per poter garantire la neutralità del suo ruolo istituzionale) e che riunisce MDP, Sinistra Italiana e Possibile, il movimento fondato da Pippo Civati. 

Un personaggio importante, sebbene non sposti tantissimi elettori, è anche Emma Bonino, figura principale dei Radicali Italiani e leader del neonato Più Europa. Anche se l’ex ministro degli Esteri (sotto il governo Letta) ha detto che al momento non c’è alcun accordo, ma molti sono pronti a scommettere che alla fine il suo movimento si alleerà con il PD. Accanto a Renzi ci saranno sicuramente anche il fido Angelino Alfano (ex delfino di Silvio Berlusconi) e qualche altro centrista dell’area UDC.

Lo scenario che si prospetta con il Rosatellum per l’alleanza di sinistra italiana, che i critici filo renziani paragonano a una “accozzaglia”, sarebbe accolto dagli stessi protagonisti dell’ammutinamento intestino al PD, come quasi disastroso. La colpa è di un algoritmo della nuova legge elettorale che assegna i seggi in modo imprevedibile nel proporzionale: per ogni punto percentuale ottenuto corrisponderebbero 3,3 deputati.

Sono i calcoli dello stesso Rosato, firmatario della riforma della legge elettorale. A conti fatti con il 5,5%, come scrive La Repubblica nell’edizione cartacea di oggi, il Mdp raccoglierebbe 18 deputati e 9 senatori. In totale, 27 parlamentari, un flop.

“È vero, faremo perdere al Pd una ventina di seggi uninominali, ma perché nessuno ricorda le decine che strapperemo ai grillini e all’astensione nel proporzionale”, dice uno dei leader del movimento di sinistra nato dalla costola del PD e contrario tra le altre cose al Jobs Act.

A esprimersi con questi toni è stato Pierluigi Bersani. E a seconda di come si evolverà, la situazione potrebbe avere chiaramente ripercussioni anche sui mercati finanziari. Quel 5,5% “rubato” a Renzi impedirebbe al PD di continuare governare e questo potrebbe innervosire i mercati, che non apprezzano affatto i grandi cambiamenti.

I mercati stanno già guardando al 2018, anno in cui sale la temperatura del rischio politico, tra le elezioni in Italia e quelle midterm in Usa (per eleggere i congressman), ma forse persino in Germania e Regno Unito (elezioni anticipate in entrambi i casi). Gli ultimi dati a disposizione accertano che la crescita economica è “sincronizzata” nel mondo e che l’inflazione ancora non dà segno di risaliree, con la curva dei rendimenti americana che si sta appiattendo sempre di più. In Eurozona intanto il Bund resta un valido bene rifugio alternativo all’oro, anche nonostante il dimezzamento del programma di Quantitative Easing.

I fondamentali economici e aziendali, insomma, restano buoni, ma resta da vedere come e se le banche centrali riusciranno a uscire dai piani ultra accomodanti gradualmente, senza fare danni.