Mercati

Dopo Wall Street, crolla anche l’Asia. Trump: “La Fed è impazzita”

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il mercato azionario americano crolla e si porta dietro anche i listini asiatici. La Borsa di Tokyo ha chiuso le contrattazioni odierne con l‘indice Nikkei dei titoli guida cede il 3,89% fermandosi a 22.590,86 punti e il più ampio indice Topix ha perso il 3,52% a 1.701,86 punti.

Male, nel frattempo, l’indice composito Hang Seng della borsa di Hong Kong ha perso 3,19%, l’indice composito della borsa di Shanghai ha aperto con una perdita di 23,04% mentre in Corea del Sud il Kospi (Korea Composite Stock Price Index) è andato giù di 2,86%.

Tutto è partito ieri da Wall Street. Ieri il Dow Jones ha chiuso perdendo più del 3,10%, mentre il Nasdaq ha ceduto il 4,08%. In profondo rosso anche lo S&P 500 che ha lasciato sul terreno il 3,27%.

Il mercato resta preoccupato per il rally dei rendimenti dei Treasury, che sta già frenando le domande dei mutui e che potrebbero pesare sugli investimenti delle aziende e i consumi degli americani mettendo a rischio l’attuale espansione economica.

Ci sono poi timori di un aumento delle tensioni commerciali tra Usa e Cina. I dazi fino ad ora adottati iniziano a farsi sentire, come indicato dagli avvertimenti giunti dagli ultimi conti del colosso francese del lusso LVMH e del produttore americano di vernici PPG Industries.

E se gli analisti appaiono divisi sul tasso di sviluppo dell’economia americana che potrebbe aver raggiunto il picco, gli esperti sono concordi nel giudicare preoccupanti le tensioni commerciali tra Washington e Pechino e la frenata dell’economia cinese che avrebbe ricadute di portata globale.

Trump intanto ha puntato il dito contro la Fed, guidata da Jerome Powell che lui stesso ha nominato, colpevole – a suo dire – di alzare i tassi troppo velocemente in un contesto di bassa inflazione e dati economici positivi. “La Fed è impazzita” ha detto, aggiungendo allo stesso tempo che il calo è una “correzione che aspettavamo da tempo”.

La scorsa settimana il governatore Powell ha tenuto a precisare come le decisioni della banca centrale Usa siano guidate esclusivamente dai dati macro. “E’ quello che facciamo e continueremo a fare”, ha assicurato Powell escludendo influenze da parte della politica.